Dal report Migrantes la nascita di nuovi orizzonti

È da tempo che esiste una correlazione fra politici che fanno parte di un governo e la questione immigrazione. Più forte è la loro autoreferenzialità e distacco dalla realtà sociale, maggiore è il loro andare spregiudicamene contro positive soluzioni; e in quest’ultimo governo la relazione è più stretta che mai.

Questa potrebbe essere l’estrema sintesi di ciò che ha relazionato Cristina Molfetta della Fondazione Migrantes parlandone diffusamente e con importanti dati nell’incontro tenutosi al Ciao il 18 marzo. Il titolo della riunione era: “Il diritto d’asilo, report 2023, sottotitolo: liberi di scegliere se migrare o restare”? Un titolo sconfortante perché ovviamente retorico. Ormai è giunto a 114 milioni il numero dei migranti che migrano da vari paesi e l’Italia, al di là della voluta e insistita disinformazione, è fra gli ultimi paesi d’Europa nell’accoglienza, così come negli aiuti umanitari.

L’avvocato Molfetta, nel presentare il report, ha illustrato una situazione generale che mostra con chiarezza l’incapacità globale di gestire i processi di pace di tutti i Paesi con rischi per la salvaguardia del pianeta non solo a livello umano, ma anche ecologico ambientale. Sempre più numerosi sono i conflitti, maggiore è l’inquinamento che ne deriva (un esempio può essere l’azione degli Hutu nel Mar Rosso che costringe a cercare rotte alternative per il trasporto merci fra Oriente ed Europa.

Sempre più avviene “l’erosione delle prestazioni d’accoglienza, la contrazione delle tutele garantite ai minori non accompagnati con la costruzione di centri di confino e segregazione dove le condizioni di vita sono al limite della sopportazione umana”. Ciò esiste sia alle frontiere dell’Ue che in Italia. Vi sono sempre più violazioni dei diritti umani con politiche di isolamento ed esclusione. E i piani comuni europei d’asilo lasciano a desiderare.

“Essere umani significa avere la capacità di creare condizioni reali a cui tendere” dichiara Migrantes. Eppure tutte le leggi internazionali e europee stanno diventando carta straccia nell’Ue centro di civiltà. Migrare, per tanti milioni di persone, specie per i minorenni, non è certo una libera scelta. Si va via dai propri paesi d’origine perché si trovano disperatamente davanti a guerre, fame, violenze e persecuzioni. Purtroppo, all’arrivo burrascoso in Italia, trovano l’egoismo di una classe politica che dovrebbe fare il contrario non solo per loro, ma per il bene dell’Italia stessa.

I dati, incontrovertibili, ci dicono che solo una piccola minoranza d’immigrati si trova in carcere (non sono delinquenti per nascita); la maggioranza lavora in condizioni di sfruttamento e quelli col lavoro regolare pagano pensioni e sanità al welfare. Invece si sommano ostacoli su ostacoli governativi quali quelli alle navi di soccorso Ong che, per varie pretestuose trafile burocratiche, vengono bloccate ai porti. In questo caso di quei migranti che annegano nella fossa comune del Mediterraneo la responsabilità è di chi governa e dichiara d’avere la coscienza a posto. Ribadiva Cristiana che l’accettazione dei rifugiati dall’Ucraina è stata invece tutt’altra cosa, quasi una festa per le condizioni più generose espresse dal governo rispetto a loro. Ma sappiamo che ciò è dovuto solo ad una questione geopolitica. Si potrebbe immaginare lo stesso trattamento, mutando la situazione geopolitica, per i rifugiati palestinesi, siriani che scappano dai conflitti in corso.

In quella sala piena c’era la massima attenzione nella presentazione del report ampiamente elaborato in tutti i particolari dallo sguardo rivolto all’Europa a quello sull’Italia con la specifica sezione sui minori non accompagnati le cui condizioni all’entrata sul territorio nazionale sono diventate molto più dure. I trattamenti che subiscono non sono per nulla dignitosi per un Paese civile. L’appello della Molfetta è stato di un impegno di tutti ‘per ritornare umani’. “Richiedere uno sforzo congiunto dei singoli Paesi per assicurare a tutti il diritto a non dover emigrare, cioè il vivere in pace e dignità nella propria terra”.

Sanno che è un cammino lungo da percorrere nel garantire questo diritto umano, come dichiara papa Francesco, però non parlano di utopia, o di sogni appesi a un filo, perché si crede infinitamente nella coscienza umana.

Anche in quella sala gremita s’osservava fra i convenuti, la cui maggioranza lavora in queste attività, il credere a questo grande progetto di solidarietà e di fraternità. Davanti a questo report 2023 rimane ferma la speranza. C’è il coraggio di guardare oltre. Nella consapevolezza che dietro numeri e statistiche s’osserva il dramma di esseri umani, con i nostri stessi diritti, occorre da parte di tutti la forte volontà di contrastare l’attuale società egoista per costruirne una più umana. Sappiamo che anche dai rifugiati giunti a Siracusa si potrà avere un contributo per la voglia di riscatto che li alimenta.

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