Diario di bordo presso l’Ufficio Distrettuale Esecuzione Penale Esterna di Catania 

Le attività riparative in luogo del carcere.

Come sanno gli amici e lettori de La Civetta, divido la mia settimana fra il carcere di Piazza Armerina e l’Ufficio Distrettuale Esecuzione Penale Esterna di Catania. Quest’ultimo gestisce le misure sanzionatorie non carcerarie e più in generale le misure di Comunità ossia quelle che si svolgono sul territorio e che, sotto la spinta di una grande Ministra, la Professoressa Cartabia, dovrebbero affiancare il carcere. Questo avviene già da tempo, cioè renderlo davvero extrema ratio, così  come vorrebbe l’attuale nostro  grado di civiltà secondo il quale la totale privazione della libertà dovrebbe essere misura limitata ai casi davvero gravi.

In questa funzione, in Ufficio vedo passare un po’ di tutto. A volte sono ex detenuti, lì per scontare una misura alternativa al carcere e che appena mi vedono esclamano  “direttoreeeeee…..” e vai con la rimpatriata. Mi colpisce sempre in questi casi il fatto che spesso parlano di esperienze di teatro o di canto fatte in carceri di cui sono stato direttore e questo mi fa pensare che non sia  stato lavoro inutile,  se nel tempo vuoto del carcere una fase della vita che si tende comprensibilmente a cancellare, quelle esperienze vengono ricordate con un sorriso. Altre volte sono persone che hanno commesso piccoli reati quali furto di energia elettrica (viene da pensare in base al numero di persone che incorrono in questo reato che a Catania  pagare la luce sia davvero un optional e che a farlo siano poche persone affette da pericolosa prodigalità). Altre volte ancora a presentarsi per sottoscrivere gli impegni delle misure della messa alla prova (Ndr: misura di derivazione dal processo minorile introdotta anche per gli adulti nel 2014 che prevede in luogo del processo e della sanzione lo svolgimento di attività riparative) sono persone trovate alla guida in stato di ebbrezza. Qui c’è da dire che i parametri,  per una scelta normativa molto rigorosa, sono davvero bassi e può capitare di infrangere la regola per un bicchiere in più ad una cena con amici. E capita  che a presentarsi per apporre la firma nel programma riabilitativo siano persone che non si troverebbero mai a dovere avere a che fare con la giustizia penale. Occhio quindi: vietato mettersi alla guida anche se ci si sente perfettamente lucidi, si rischia di doversi presentare a firmare prescrizioni e anche se si tratta di svolgere attività lodevoli meglio farle per diletto.

Poi nell’ambito delle attività dell’ Ufficio c’è l’organizzazione dei progetti finanziati dal Ministero con i quali prendono forma le attività riparative. Il concetto è infatti quello che le misure di Comunità,  non consistono solo in una minore limitazione della libertà, ma vengono accompagnate dallo svolgimento di attività in favore della collettività. Fra questi progetti vi sono stati, a cavallo fra il 2021 ed i primi mesi del 2022, quelli denominati “Insieme per ricucire”, “Dentro e fuori la memoria”, “Da amici di una vita ad amici per la vita “. Li illustro brevemente: il primo portato avanti con Legambiente Catania ha riguardato la bonifica e la pulizia di spazi e territori della cittàin compagnia dei soci dell’associazione. Emblematica la frase di un “utente” dell’Ufficio impegnato nel progetto  che in un video divulgativo diceva ” Ho iniziato a svolgere questa attività di volontariato perché ero obbligato (perché prevista nel programma di trattamento) ora continuo perché c’ho preso gusto. Obiettivo: fare scoprire altri valori. Altro centrato. “Dentro e fuori la memoria” realizzato con l’Associazione Libera e consistente nell’incontro fra familiari di vittime della mafia ed autori di reato,  che gravitano attorno alla criminalità organizzata. Dei faccia a faccia nei quali gli autori di reato si sono trovati a confrontarsi non con concetti pregevoli ma astratti quali legalità e rispetto delle regole per tanti motivi lontani dal loro vissuto, ma di fronte al dolore delle persone. E sono stati, mi dicono i tutors e le partecipanti per conto dell’Ufficio, momenti di grande autenticità e di crescita. La conclusione del progetto ha coinciso con la Giornata della memoria di tutte le vittime innocenti di mafia, nel corso della quale, presenti il Prefetto di Catania e le massime autorità cittadine, è stato inaugurato un albero con mattonelle in ceramica riportante i nomi delle vittime di mafia del catanese, realizzato nell’ambito dell’iniziativa progettuale dalle detenute del carcere di Piazza Lanza. Da amici di una vita ad amici per la vita, infine, è stato un progetto di educazione stradale, ideato e portato avanti da una persona che ha avuto un grave lutto in famiglia: il fratello morto in un incidente stradale e a cui hanno partecipato autori di reati in violazione della sicurezza stradale. In questo caso ho dato dimostrazione di assoluta dedizione alla causa tollerando il fatto che il tutor ed animatore del progetto si sia presentato in Ufficio con chiari ed evidenti tatuaggi nerazzurri. Dopo il rigore truffa di oggi non so se avrei fatto lo stesso … Scherzi a parte, il mio incarico “di Comunità” offre sempre nuovi spunti: è di qualche giorno fa il riferimento della Ministra Cartabia, in un discorso pubblico, alla Kalokagathia, intesa come nesso fra Giustizia e Bellezza, concetto che ben si attaglia ad un prossimo progetto con il Fai di Catania dal titolo “Fai bella la tua città”. Ma questa, come si dice, è un altra storia……

 

Siracusa 3-4-2022

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