IL G1000 IN BELGIO NEL 2011: IL PIÙ GRANDE PROCESSO DELIBERATIVO DAL BASSO MAI REALIZZATO

Tra il 2010 e il 2011 il Belgio raggiunse un record internazionale assoluto: stare 541 giorni senza un governo.

Durante questo lungo periodo i cittadini belgi non poterono che assistere inerti al cosiddetto “teatrino della politica” – non una prerogativa italiana, quindi – guardando i loro rappresentanti eletti provare e riprovare a formare un esecutivo.

In questo contesto, lo scrittore belga David Van Reybrouch – autore del noto libro “Contro le elezioni. Perché votare non è più democratico”, che uscirà soltanto nel 2015 – lanciò una proposta su due quotidiani nazionali: riunire un campione di cittadini belgi per definire quali fossero le priorità e le sfide per il Paese e quali le possibili soluzioni. «Metà uomini e metà donne» – scrisse Van Reybrouch – «di tutte le religioni e da ciascuna comunità; il tutto opportunamente bilanciato. Persone dalla società civile: sindacati, gruppi di giovani, associazioni femministe, […] chi è nato qui e chi è venuto a viverci».

L’impianto che aveva in mente lo scrittore belga era senza dubbio quello delle prime esperienze di Citizens’ Assemblies, “Assemblee dei Cittadini”, tenutesi in Canada e in Olanda tra il 2004 e il 2007.

Ma c’era un problema. Quelle Assemblee erano state promosse da governi e Parlamenti. Come poter realizzare un simile processo deliberativo senza il contributo delle istituzioni? Sarebbe stato possibile? David Van Reybrouch pensò di sì.

G20? NO, G1000!

Nel giro di sei mesi, grazie alla rete dei social network, David Van Reybrouch riuscì a riunire un gruppo sempre più cospicuo di supporter alla sua proposta. Scienziali, giornalisti, intellettuali, personaggi dello spettacolo, imprenditori… Tutti con un unico obiettivo: dare prova che la democrazia belga fosse più forte dell’incapacità dei suoi partiti di formare un governo. E quale miglior modo di dimostrarlo se non dare la parola agli stessi cittadini belgi?

A luglio del 2011, esattamente un anno dopo le elezioni, venne firmato e pubblicato su tutti i principali quotidiani nazionali il “Manifesto per il G1000”. Perché G1000? Che significava?

«Abbiamo bisogno di un Forum che si ispiri al G20» – si leggeva nel Manifesto – «ma più ampio, molto più ampio! Un G1000! Dove 1.000 saranno i cittadini che ne prenderanno parte!».

Dopo soli pochi giorni, più di 10.000 persone firmarono il Manifesto, oltre 800 cittadini si registrarono sul sito ufficiale della campagna come volontari e giunsero migliaia di donazioni, per un totale di 450.000 euro.

Con il supporto di una fondazione, i promotori del Manifesto idearono in poco tempo lo schema del G1000.

G1000: UN GRANDE PROCESSO IN TRE FASI

Il G1000 fu una grande esperienza di democrazia deliberativa suddivisa in 3 step.

Innanzitutto, si tenne una grande consultazione online per far scegliere a quanti più belgi possibile le tre priorità, i tre “temi caldi” per il Paese. Vi parteciparono 3.000 persone e i tre argomenti più votati tra i 5.000 proposti furono: sicurezza sociale, immigrazione e redistribuzione della ricchezza.

Seguì il cosiddetto “Citizens’ Summit” della durata di un giorno in cui l’11 novembre 2011 oltre 1.000 cittadini belgi si riunirono in varie modalità, in presenza e a distanza, per esprimersi sulle politiche messe in atto fino a quel momento nei tre settori individuati ed avanzare idee e proposte, poi messe al voto.

Dal vivo, a Bruxelles, parteciparono 700 persone selezionate con campionamento casuale via telefono. Una selezione bilanciata secondo i criteri di genere (52% di donne e 48% di uomini), età (tra i 19 e 85 anni), lingua (61% fiamminghi e 39% francesi) e residenza.

Ai partecipanti non fu offerto alcun compenso economico se non il rimborso delle spese di viaggio per la capitale belga.

Per dieci ore i cittadini lavorarono suddivisi in tavoli rotondi da 10 persone, ciascuno moderato da un facilitatore professionista. I tre temi oggetto di discussione furono introdotti e spiegati ciascuno da due esperti accademici, sentiti i quali i tavoli procedettero alla discussione interna, all’elaborazione di proposte e alla presentazione di queste a tutti gli altri tavoli. Infine, tutti i 700 partecipanti ebbero la possibilità di esprimere le loro preferenze tra tutte le proposte avanzate.

Parallelamente, altri 730 cittadini parteciparono online da casa, collegati in diretta con la sede di Bruxelles. In tutto il paese furono poi organizzati in contemporanea 50 mini-summit locali – che riunirono 350 cittadini – anch’essi connessi con la sede centrale del G1000 durante i lavori.

In totale, il processo deliberativo del G1000 coinvolse oltre 1.750 partecipanti.

Un fenomeno del genere non si era mai verificato prima!

Tuttavia, ciò che seguì non fu da meno.

La terza ed ultima fase del G1000 aveva come obiettivo quello di tradurre le idee e gli spunti usciti dal Citizens’ Summit in vere e proprie concrete proposte politiche.

Ai 700 partecipanti dal vivo a Bruxelles fu chiesto di registrarsi per prendere parte ad una seconda sessione di lavori. Ben 551 accettarono. Tra questi, furono sorteggiati 32 cittadini, nel rispetto dei medesimi criteri elencati sopra, con l’aggiunta del livello d’istruzione.

Si tenne quindi quello che fu denominato “Citizens’ Panel”. Per tre fine settimana, i 32 cittadini belgi lavorarono per rispondere ad una precisa domanda, da loro stessi selezionata dopo un primo confronto:

“Come si possono affrontare i problemi legati al lavoro e alla disoccupazione nella nostra società?”.

Con l’ascolto di esperti ed un confronto con alcuni rappresentanti del governo federale belga, dopo un serrato dibattito interno tra di loro, i 32 cittadini arrivarono a redigere un report contenente le loro proposte, che presentarono al governo stesso l’11 novembre 2012 – esattamente un anno dopo il Citizens’ Summit.

RIFLESSIONI FINALI

Il G1000 è stato il più grande processo deliberativo, realizzato dal basso e coinvolgente cittadini estratti a sorte dalla popolazione, mai realizzato!

Il suo scopo e il suo risultato non furono tanto quelli di portare all’adozione di questa o quella decisione politica. No, l’obiettivo fu dimostrare che fare ciò che fu fatto era possibile! Che funzionava. E infatti funzionò.

Centinaia e centinaia di cittadini belgi, di ogni lingua, religione ed estrazione sociale, stanchi e sfiduciati dal dibattito politico dei partiti, decisero di mettersi in gioco, di ritrovarsi, unire le forze, esprimere i propri pensieri, ascoltare gli altri ed impegnarsi nella ricerca di buone soluzioni per la comunità!

C’è un’immagine indimenticabile nel racconto di chi ha organizzato questa incredibile esperienza che fu il G1000:

«Una donna di 84 anni fu messa accanto ad un giovane uomo di origine marocchina. La signora gli si rivolse dicendo: “Non voglio avere niente a che fare con te! La settimana scorsa uno di voi mi ha rubato la borsa e quindi non mi sento a mio agio qui accanto a te”. Alla fine della giornata, i due si scambiarono i numeri di telefono».

Partecipare e deliberare fa bene alla Democrazia, fa bene alla Società!

 

Samuele Nannoni

Coordinatore ODERAL – Organizzazione per la democrazia Rappresentativa Aleatoria (www.oderal.org)

Tesoriere dell’associazione Politici Per Caso (www.politicipercaso.it)

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