Dal 18 al 23 agosto i corsi e i concerti dell’Orchestra Barocca Siciliana. Intervista ai concertisti

“La Civetta di Minerva” ha salutato la ripresa della stagione concertistica dell’Orchestra Barocca Siciliana: il chiostro della Parrocchia di Maria SS.ma della Misericordia e dei Pericoli dei Padri Cappuccini ha ospitato le note degli archi di Salvatore Lorefice, Marco Alderuccio e Daniele Lorefice, del clavicembalo di Luca Ambrosio, della voce del tenore Salvo Fresta, dell’arciliuto, della tiorba e della chitarra barocca di Andrea Schiavo e del violoncello di Ramashanty Cappello. Ma dal 18 al 23 agosto la Settimana Barocca sarà l’occasione per seguire corsi, mascterclass e concerti tenuti da docenti di chiara fama e dai loro allievi.

Abbiamo intervistato il soprano Giorgia Cinciripi che terrà il corso di canto barocco, Elisabetta Guglielmin che terrà il corso di clavicembalo, Valerio Losito che terrà il corso di violino barocco e viola d’amore; quest’ultimo insieme a Marco Brolli terrà il corso di musica strumentale da camera, con l’assistenza di Enrico Luca al flauto traversiere, Valeria Mannoia al violino, Ramashanty Cappello al violoncello e Luca Ambrosio al basso continuo (maestro al cembalo, Sebastiano Cristaldi). Di musica vocale da camera si occuperà Maria Carmela De Cicco, mentre Marco Brolli terrà le lezioni di flauto traversiere o flauto traverso moderno e il 23 agosto concerterà e dirigerà l’evento conclusivo, che coinvolge gli studenti di flauto traversiere insieme a quelli di tutti i corsi: il Vespro per l’Assunzione della B. M. Vergine di M. A. Charpentier.
Il pubblico e gli eventuali aspiranti corsisti per maggiori informazioni possono scrivere a ad orchestrabaroccasiciliana@gmail.com oppure consultare il sito e i social dell’OBS: www.orchestrabaroccasiciliana.it.

Ma ecco la chiacchierata con Valerio Losito, protagonista insieme ai solisti dell’OBS del concerto “El violin de oro – Musiche per violino solista nella Spagna di Farinelli” (18 agosto, h. 21,15):
Il video di presentazione – molto spiritoso – incuriosisce il possibile spettatore. Quali sono le particolarità della musica barocca e del violino barocco e viola d’amore? Cosa deve aspettarsi un ascoltatore contemporaneo da questo genere e da questi strumenti in particolare?
L’idea per il video è nata la primavera scorsa, quasi per gioco, quando tutti eravamo in quarantena (e per questo è stato realizzato con mezzi di fortuna!). È stato un momento difficile ancorché necessario: noi artisti in particolare abbiamo sofferto di non sapere se e quando avremmo potuto nuovamente esibirci, e ora possiamo riprendere la nostra attività – con la dovuta accortezza – grazie allo sforzo di tutto il Paese. In un certo senso il video vuole simboleggiare la fuga da un “carcere” fatto di silenzio, verso una meta agognata, Siracusa, dove, passata la bufera, posso ricominciare a fare musica.

Credo che l’aspetto principale della musica barocca sia la sua universalità. La musica prima di essere suono è linguaggio, e la musica barocca si esprime con concetti, sebbene strutturalmente antichi, perfettamente comprensibili alla sensibilità dell’uomo moderno dell’era tecnico-industriale. Nessuno potrebbe sostenere che non sia intellegibile la musica di Vivaldi, ad esempio, o di Bach o di Mozart, perché troppo antica, eppure è stata creata trecento anni fa.

Uno degli aspetti salienti dell’estetica sei-settecentesca è infatti ottenere una sensazione di estrema semplicità e naturalezza attraverso il massimo dell’artificio tecnico. È per questo che credo fermamente che l’ascoltatore contemporaneo non si debba aspettare null’altro che buona musica. Il linguaggio barocco farà sì che egli, dopo poche note, sarà immerso nei suoni e non avrà la percezione di assistere a qualcosa di vetusto, adatto ai soli intenditori.

Sono convinto che un buon concerto di musica barocca non sia una sorta di rappresentazione “museale” ma più semplicemente un’esecuzione di buona musica. La cosiddetta filologia, ovvero l’insieme di norme pratiche che regolano un’esecuzione musicale storicamente informata, serve, a mio avviso, ad ottenere proprio questo scopo; insegna l’uso degli strumenti musicali così come erano costruiti e montati nel Settecento, prescrive l’uso delle corde in budello naturale (e non in metallo come quelle utilizzate dagli strumenti moderni), e più in generale definisce uno stile esecutivo aderente alla pratica delle esecuzioni musicali antiche.

Il violino cosiddetto barocco avrà, allora, un altro suono, nuove articolazioni, diverse dinamiche espressive. Esso è sempre, beninteso, un violino così come lo conosciamo, ma il fatto di essere montato e utilizzato secondo lo stile dell’epoca gli attribuisce una “voce” diversa.
Per quanto riguarda, invece, la viola d’amore essa è un vero miracolo dell’ingegneria liutaria dell’epoca barocca. Su di un solo strumento, poco più grande del violino, insistono diciotto corde: sei ordinarie, e dodici poste sotto il ponticello che vibrano “per simpatia” quando l’archetto sollecita le corde superiori, con lo stesso principio degli strumenti mediorientali e indiani che sfruttano lo stesso artificio costruttivo e il medesimo fenomeno fisico-acustico. La viola d’amore che, grazie alla Fondazione Elsa Peretti, ho la fortuna di utilizzare è di particolare pregio perché costruita a Napoli nel 1775 dal famoso liutaio Ferdinando Gagliano.

Eseguire oggi la musica barocca come si sarebbe potuto – con buona approssimazione – eseguirla nel Settecento serve non tanto a soddisfare un’esigenza “archeologica” (e quindi puramente accademica) quanto a trasmetterne l’essenza, il succo più concentrato: solo così allora essa può esprimersi al meglio e parlare ancora alle nostre orecchie contemporanee, nonostante ci separino trecento anni dalla sua ideazione. Qui interviene la filologia: la ricostruzione minuziosa del contesto musicale antico – che è un’operazione culturale finissima – l’uso di strumenti particolari e l’applicazione di espedienti tecnici specifici portano al massimo risultato in termini di naturalezza. L’ascoltatore può così essere trasportato, in una sorta di viaggio nel tempo, direttamente nel Settecento, e ascoltare la musica così come è stata concepita dai compositori e godere della sua immediata semplicità.

Il suo legame con la Sicilia e Siracusa in particolare. Crede che sia una terra “barocca”?
Il mio legame personale con la Sicilia ha origini famigliari: la mia trisnonna Elvira fu infatti una gentildonna siciliana. Inoltre ho passato alcuni degli anni più belli della mia giovinezza a Palermo, dove ho perfezionato lo studio del violino barocco, conseguendo il diploma biennale nella classe di Enrico Onofri al Conservatorio Scarlatti, dopo gli studi di violino moderno al Conservatorio di santa Cecilia a Roma.

A Siracusa suonai proprio dieci anni fa, nella chiesa di Santa Lucia alla Badia, proprio sotto la tela di Caravaggio. Sin da subito di questa incredibile città mi ha impressionato la vivida sensazione di trovarmi in un luogo sospeso nel tempo. Credo che si possa affermare che Siracusa e la Sicilia tutta, abbiano un carattere marcatamente barocco: l’architettura di chiese e palazzi lo manifesta in modo evidente. L’essenza barocca dell’isola, tuttavia, si può scorgere anche da altri elementi: qui convivono secoli di storia e tradizioni di popoli diversi, che si intrecciano tra loro creando un panorama assolutamente unico. A Siracusa le colonne greche dell’antico tempio di Atena sostengono il Duomo; Santa Lucia dipinta da Caravaggio si accosta a un pavimento di maioliche prezioso e “quotidiano” nello stesso tempo. E allo stesso modo il mare entra sin dentro la città, facendo dialogare pietra ed acqua. Qui è possibile essere contemporanei godendo, però ancora una vita fatta di ritmi, sapori, odori antichi. La Sicilia è tutto: è greca, romana, bizantina, normanna e il suo essere infine terra barocca riunisce tutti questi aspetti, li armonizza e li vivifica. Un po’ come avviene nei nostri concerti: il linguaggio antico della musica si rende perfettamente comprensibile alle nostre coscienze formate da secoli di incontri di popoli che hanno convissuto e si sono fusi in questa incredibile terra.

Elisabetta Guglielmin, che giorno 19 terrà il concerto conclusivo dell’esecuzione integrale delle Partite di Bach:
La mia idea di Barocco musicale equivale alla mia idea di Musica. Un modo straordinario di veicolare pensieri tra uomini e genti non solo di diversa provenienza ma anche di epoche distanti, la grande fortuna di poter parlare al pubblico, ai fruitori, direttamente dalle corde più nascoste della nostra anima, un linguaggio senza frontiere che talvolta non serve neppure spiegare, serve solo una chiave (magica) per consentirne l’accesso. Penso che per certi versi l’ascoltatore contemporaneo abbia riscoperto la musica barocca nel senso di “musica nuova”, ritrovando – forse – un linguaggio più accessibile rispetto alla musica che va dal XX secolo ad oggi. In qualche modo la musica barocca fa parte del nostro corredo genetico, a quando si riscopre – a mio parere – produce un po’ l’effetto della madeleine di Marcel Proust.

Il mio rapporto con la Sicilia è un rapporto di amore in tutti i sensi: intellettuale, artistico, carnale e passionale, la bellezza di trasformare il Teatro in Vita, recitando continuamente dando le spalle ad uno scenario mozzafiato, una quinta spettacolare. In questa terra il Barocco inteso anche come Geist – anima – non è mai finito. Si rinnova sempre, nei giorni, nelle storie, nelle vite delle persone, nel loro modo di essere (anche a loro insaputa), nel cibo e nel vivere dentro questo ricamo di pietre galleggiando perennemente dentro un profumo. Forse questa è l’anima vera della Sicilia fattasi materia?

Ecco Giorgia Cinciripi, che insieme all’Orchestra della Settimana Barocca diretta da Valerio Losito festeggerà il 250esimo anniversario del primo viaggio in Italia di Mozart nel concerto di giorno 20 “Un “Italiano” a Vienna”:
Il barocco in musica è un periodo che racchiude stili molto differenti tra loro e, personalmente, trovo difficile parlare di barocco in senso unilaterale perché ciò che amo della musica di Monteverdi è molto diverso da quello che amo di Vivaldi o di Bach. Di certo ciò che per me oggi rende ancora attuale questa musica è la forza comunicativa e l’energia che sprigiona: non a caso oggi, sempre più spesso, si parla di “Ba-Rock” proprio a testimonianza del fatto che la musica barocca ha in sé grandi capacità comunicative, dà spazio alle rivisitazioni personali e può essere ricca di contrasti ed “esplosiva”, proprio come la musica rock.

Purtroppo conosco molto poco la Sicilia: sono stata nella magnifica Palermo anni fa e non vedo l’ora di essere a Siracusa nei prossimi giorni in occasione della Settimana Barocca. Di certo la Sicilia nel periodo barocco ha avuto il suo massimo splendore e questo è tuttora visibile a livello architettonico; ma, parlando di spirito, credo forse che di barocco oggi in Sicilia sia rimasto il modo comunicativo estroverso e coinvolgente delle persone, quel modo tipico del Sud Italia che sprigiona gioia e calore umano.

Penso a Camilleri che nei suoi romanzi parlando di Mozart non lo vede come un compositore particolarmente amato in Sicilia. Forse per il suo esprit geometrique? È davvero così ? Eppure nella locandina del suo concerto Mozart sembrerebbe più italiano che “germanico”.
Mozart dal 1769 al 1773 fece dei viaggi in Italia, che in quegli anni era il centro musicale del mondo, dove imparò lo stile operistico di cui l’Italia, appunto, era capitale indiscussa. Il concerto che terrò a Siracusa è proprio in occasione del 250° di uno dei suoi viaggi in Italia. Eppure le sue opere liriche non ebbero successo immediato in Italia e ancor meno in Sicilia dove, dopo il fiasco dei primi debutti, tornò in scena solo nella seconda metà del Novecento. Di certo rispetto all’opera italiana quella di Mozart è meno immediata, e diverse sono l’idea di “dramma”, l’impianto narrativo più “illuminista”, lo stile vocale e la differente cantabilità della linea melodica. Mi piace però pensare che in Italia oggi Mozart sia in realtà più contemporaneo di allora e che gli intrecci delle sue opere raccontino un’umanità più vicina al pubblico di oggi: la fragilità delle relazioni, l’infedeltà, i compromessi sociali, tutti aspetti che mettono in luce la debolezza dell’uomo contemporaneo, rendendo così giustizia ad uno dei più grandi geni di tutti i tempi.

E adesso la parola a Maria Carmela De Cicco, tra l’altro direttore del coro polifonico europeo “Giuseppe De Cicco” e del Coro Giovanile Siciliano:
Il Barocco per quanto riguarda la musica vocale è il periodo dell’eccellenza. Tutto avviene non per caso ma grazie a una grande preparazione culturale e consapevolezza del compositore che sa usare gli strumenti che ha a sua disposizione. Lo strumento più nobile che lui possiede è la “parola” che è già “suono” e che nel momento in cui le si vuole amplificare il significato viene musicata , perché la “musica” serve a questo: amplificare il suo significato.

In fondo entrambi, sia la parola che il suono, possiedono l’accento, accento lungo e accento breve e in musica le sillabe lunghe diventano le sillabe buone da musicare per far sì che si enfatizzi il significato della parola. Sillabe brevi e lunghe si trasformeranno in ritmo e grazie a questo il compositore svilupperà le forme retoriche che daranno vita ad un’architettura musicale che deve destare meraviglia, nella quale il teatro deve dettare le regole.
Le regole già erano state conquistate dal Rinascimento e raccolte in quadri ben chiari da Monteverdi e sviluppate da tutti i maestri non solo italiani ma di tutta Europa. L’Italia ne era la Capitale e si veniva in Italia o si mandavano degli ambasciatori per sapere cosa accadeva e quali erano le ultime novità italiane… Accadeva qualcosa che solo a pensarci fa venire i brividi se pensiamo allo stato di miseria in cui versa oggi la cultura italiana.

La difficoltà vera di questa musica per un Direttore è riuscire a far recitare sul palco il cantore. Per far ciò bisogna essere veramente preparati, conoscere e possedere tutti gli strumenti e i segreti che hanno ispirato il compositore. Quando questa musica sul palco piange, ride , si affanna , si addolora o si innamora… allora lì il miracolo è avvenuto , tutto è diventato MUSICA e in questo caso musica vuol dire POESIA.

La Sicilia è Barocco, sicuramente! La Sicilia ha avuto degli eccellenti compositori, alcuni dei quali in stretto contatto con Monteverdi. Ma queste eccellenze le abbiamo anche in teatro, chiaramente perché questi due elementi non si possono scindere assolutamente. Chiaramente la Sicilia ha uno spirito forte, ricco di quei suoni che già da soli hanno una grande risonanza… dovremmo imparare ad ascoltare e ascoltarci perché dalla tradizione di ogni popolo nasce un’opera d’arte… nasce una messa in scena di un’opera teatrale: immaginate i mercati o le pescherie dei quartieri più popolari delle nostre città… sono già teatro, sono già musica… se trasferiti in un pentagramma immaginate a quale opera teatrale potrebbero dar vita!

Chiudiamo con Marco Brolli, che sarà il maestro concertatore e direttore del concerto conclusivo:
Barocco per me significa un perfetto connubio tra forma, invenzione ed espressione. La musica barocca attira l’ascoltatore moderno perché è ricca di timbri differenti (tra gli strumenti stessi e tra strumenti e voci), è formalmente comprensibile e, per quanto riguarda la voce, rivela una forte attenzione al significato del testo.
Io sono per un quarto siciliano, quindi con la Sicilia ho un legame di consanguineità. La Sicilia rappresenta perfettamente, a mio modo di vedere, il Barocco in quanto rispecchia in pieno, con la sua bellezza naturalistica, artistica ed umana, quei tre principi che ho esposto prima.

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