Casa Monteforte, civico 20. Il Comune è ancora proprietario del mini appartamento al primo piano?

Mentre passano i giorni, e si allontana nel tempo la vendita all’asta dell’appartamento al primo piano del palazzo al civico 20 di via Picherali, è rimasta inevasa la domanda sollecitata all’Amministrazione nel dicembre scorso per il tramite del consigliere comunale del PD avv. Massimo Milazzo sull’effettiva consistenza di quanto sia stato venduto; se per caso non sia stato ricompreso nella vendita anche il mini appartamento di circa 20 mq con affaccio sul Porto Grande (catasto foglio 167 particella 5541 sub 56 – ex foglio 173 particella 640 sub 6) che l’Amministrazione da qualche mese, dopo una battaglia legale, è riuscito a salvare da un tentativo di usucapione da parte di un privato.

La risposta data dall’Ufficio al Patrimonio è stata, per così dire, pilatesca. Evitiamo di riproporla pedissequamente nella sua lungaggine tecnico giuridica, una bella lezioncina (non richiesta) sulle procedure dell’esecuzione immobiliare. Nella sostanza due i concetti principali: la corretta individuazione e proprietà del bene spetta in prima istanza al creditore e poi al Giudice Delegato, che si avvalgono ambedue di un consulente tecnico d’ufficio (davvero?), e nessuna attività di verifica in tal senso è demandata agli uffici comunali non trattandosi di beni del patrimonio comunale; e inoltre ‘la domanda è mal posta e la mancata comunicazione dei dati essenziali per la corretta e univoca individuazione dell’immobile” non rendono possibile un’azione di verifica da parte dell’ufficio.

Una risposta non solo pilatesca. Offensiva. Irrispettosa dell’altrui intelligenza e indifferente all’interesse della comunità amministrata.

Quindi il Comune non sa esattamente di quale immobile si tratti. Ha bisogno dei ‘dati essenziali’.

Quindi ha interpretato la richiesta dell’avv. Milazzo nel senso di un controllo sul bene in vendita e non, ovviamente, sulla salvaguardia di quello di cui il Comune è proprietario e che per di più, per cattiva gestione della cosa pubblica, ha rischiato di perdere definitivamente (se non fosse stato sollecitato all’azione legale dai cittadini), così come è avvenuto e avviene per molti altri beni.

Quindi, non può percorrere i pochi metri da Palazzo Vermexio al civico 20 di via Picherali perché la domanda ‘non corretta e univoca’ gli impedisce la verifica.

Potrebbe spiegare il Comune allora perché quei pochi locali che è riuscito a salvare dalla spoliazione di un intero palazzo ricevuto in eredità dalla nobildonna Maria Monteforte nel 1969 ancora oggi non vengono considerati nell’elenco dei beni comunali come frutto di quel lascito (per villa Reimann si parla di donazione) e perché, quale titolo di provenienza, si fa solo un generico riferimento al decreto del “presidente regione scioglimento ECA” (all’ECA infatti la Monteforte lasciò i due palazzi passati, allo scioglimento dell’ente, al Comune)?

E perché, nei due elenchi dei beni comunali da poco aggiornati, tali proprietà vengono diversamente identificate – nel catasto dei beni disponibili, come tre mini appartamenti via Picherale nn. 12 al 20 foglio 167 p. 5541 sub 53/56, e invece nell’elenco dei beni immobili troviamo indicate due abitazioni nel palazzo Rosolini Borgia, una a pagina 7 – “Fabbricati ad uso commerciale di valore culturale, storico ed artistico – 2010.237 – abitazione palazzo Rosolini Borgia Collaudato – 0,00” – e l’altra a pagina 11 “Fabbricati ad uso commerciale di valore culturale, storico ed artistico – 1995.113 – abitazione – palazzo Rosolini Borgia – collaudato – 93.817,62”?

Può spiegare perché definisce mini appartamento anche un’unità immobiliare di 100 mq e come mai nel secondo elenco scompare l’altro appartamento del palazzo Rosolini Borgia?

A noi sembra che così si generi solo confusione e si perpetui l’errore e l’approssimazione con cui questi beni già venivano non correttamente registrati nel 2014 dove comparivano nell’inventario dei beni immobili registrati su due schede non collimanti per la particella 640: nella scheda n.132 con i sub 4-5-6 mentre nella scheda 152 con soli due sub, il 4 e il 6.

Scheda n. 132 Casa Monteforte

Scheda n. 152   Tre mini appartamenti

E dalla confusione, come si sa, facilmente si generano danni, in questo caso per la collettività, perché oggi, molto probabilmente, quella particella, la sub 5, è tra quelle non più recuperabili proprio perché il Comune, a nostro avviso, non si è mosso per tempo nella tutela di un bene che appartiene (apparteneva) a tutti i cittadini, non a uno solo.

E tuttavia, è opportuno che si sappia di cosa si tratti.

Al secondo piano del Palazzo Rosolini Borgia, lasciato in eredità da Ignazio Monteforte alla sorella Maria, al civico 20 di via Picherali, due sono le unità immobiliariL’interno A – al catasto foglio 167 particella 5541 sub 53 (ex foglio 173 particella 640 sub 4) – formato da tre vani in sequenza di quasi 100 mq (quello che oggi il Comune ritiene essere un mini appartamento!). E l’interno B, al catasto foglio 167 particella 5541 sub 54 (ex foglio 173 particella 640 sub 5), almeno di 4 vani, quindi più grande dell’altro.

Quando il Comune abbia ‘perso’ la proprietà di questa unità immobiliare, regolarmente registrata, come sia stato possibile, resta una di quelle domande che facciamo ormai da anni. Non vorremmo trovarci a rivivere una simile situazione anche per l’appartamentino del primo piano o per qualche altra unità immobiliare, date le incongruenze notate negli elenchi dei beni comuni.

P.S. Nella planimetria in rosso A1 A2 il mini appartamento 640 sub 6

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