“Pesah” a Noto: il suono e la parola dei riti della Settimana Santa in Sicilia

Sabato scorso, presso la Cattedrale di Noto dedicata a San Nicolò (la cui costruzione iniziò esattamente 330 fa, mentre risale al 1844 la fondazione della diocesi di Noto), Carlo Muratori ha eseguito il suo lavoro “Pesah”, dedicato alle musiche e ai canti della Settimana Santa in Sicilia.

Pesah in ebraico è la Pasqua, il passaggio per eccellenza, quello dall’inverno alla primavera – immancabile il riferimento ai miti precristiani come quello di Proserpina-Persefone, Demetra e Kore… ­–, dalla schiavitù d’Egitto alla liberazione, dal buio alla luce, e per i cristiani è il fulcro dell’anno liturgico, il cardine della loro fede: Cristo muore in croce e “passa” dalla morte alla Resurrezione.

Un folto pubblico, interessato e a tratti commosso, ha seguito quella che si può considerare una sacra rappresentazione siciliana rivisitata da un cantautore contemporaneo, rispettoso dei testi e delle melodie che provengono da un passato antico e soprattutto popolare: la Pasqua di “Pesah” non è quella degli “Stabat Mater” dei vari Vivaldi, Rossini, Pergolesi, Boccherini o dei “Requiem” di Mozart o Verdi – tanto per citare dei capolavori della musica alta, colta – ma quella di Montedoro, Gangi, Palermo, Salemi, Canicattini Bagni, Vittoria, San Mauro Castelverde, Caltanissetta…

Lo sguardo e l’orecchio sono quelli di chi vuole tenere viva e riportare alla luce un patrimonio culturale “altro” che rischia l’oblio, un tesoro tramandato etimologicamente per tradizione, consegnato alle generazioni successive per via auro-orale. Ascolto ed esecuzione. Storia e attualizzazione che è azione, atto teatrale e reale.

Musicologia, letteratura popolare e popolareggiante, etnoantropologia culturale, sociologia, teologia popolare… tante le discipline che potrebbero aiutarci a comprendere meglio la stratificazione di questa musica.

San Giovanni che perde l’amato maestro, il fabbro che prepara gli strumenti della Passione, la ricerca affannosa del Figlio da parte di Maria, Mater Dolorosa per eccellenza, Mater Matrum, Madre dell’Umanità sofferente – come non pensare all’attualità eterna del Lamento della Madre di Gesù Cristo, mentre in questa Pasqua climaticamente incerta venti di morte soffiano? –, questi i temi delle lamentazioni processionali cantate e suonate da Carlo Muratori e dall’orchestra formata dagli archi Gabriele Bosco (violino) e Stefania Cannata (violoncello), da Maria Teresa Arturia al pianoforte, dai fiati Fulvio Bazzano (clarinetto) e Fabrizio Guelfi (tromba), da Daniele Adamo alle percussioni, mentre i coristi sono stati i soprani Mirella Furnari e Angelica Roppo Valente, Maria Lucia Riccioli in veste di mezzosoprano, Loredana Vasta, contralto, i tenori Dario Adamo e Alfonso Lapira e il basso Natale Calafiore.

Al suono e alle luci, Salvatore Carpanzano.

Lo spettacolo è stato reso possibile grazie alla Città di Noto – Assessorato al Turismo Sport e Spettacolo, ed è stato inserito all’interno delle iniziative per la Pasqua netina 2024.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 11 persone, clarinetto e violino

(photo courtesy Peppe Magnano)

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