Il PD di Siracusa. Come e quando saprà uscire dal guado?

Accingendomi a riflettere sullo stato del PD a Siracusa, vorrei fare una premessa. Di più: chi intende leggere questa riflessione, consideri il mio esordio come unpresupposto”. Questo: nutro da sempre ampia stima per Antonio Nicita (da circa un anno e mezzo, oltre che senatore, “garante” che regge le sorti del PD provinciale), per le sue competenze giuridico-economiche e qualità politico-culturali che lo stagliano da anni in ambiti di alto profilo nel contesto nazionale ed europeo – e la sua elezione a vice presidente del gruppo PD al Senato è il segno inequivocabile del riconoscimento del suo valore.

Dal momento della sua elezione alla carica di Senatore, Antonio Nicita ha svolto un impegno costante e senza sosta nel ruolo di senatore, in parallelo alla “doppia” fatica di sobbarcarsi una significativa presenza in provincia di Siracusa, promuovendo iniziative nei Comuni sulle proposte del PD contro i profondi limiti e ambiguità del governo Meloni – dai progetti confusi e incerti del PNRR destinati alla Sicilia, alla sciagurata riforma della Lega sulla “autonomia differenziata”, dalla surreale riforma del Premierato (con cui la Meloni prova a rafforzare il suo personalismo deteriore, smantellando l’equilibrio tra i poteri dello Stato), alle ipotesi di riconversione/riqualificazione produttiva dell’area industriale Priolo-Melilli-Augusta – tema centrale per il destino del nostro settore industriale secondario –, ai guasti e insufficienze del sistema sanitario, che in Sicilia rischia di implodere, ecc. Al tempo stesso, l’impegno di Nicita si è tradotto in proposte strategiche di respiro: basti vedere la soluzione della “governance” con l’ingresso di Siracusa, insieme a Catania e Augusta, nel governo di sistema dell’autorità portuale. Chiudendo su questa premessa con una espressione “popolare”, proverei a dire così: “meno male che c’è il sen. Antonio Nicita, e che il PD possa vantarne la presenza al suo interno”.

Sorvolerò volutamente sulla stagione della direzione di Salvo Adorno alla guida del PD – eletto segretario provinciale alla primarie nel giugno 2020, nel pieno del Covid, e dimessosi per varie ragioni personali e di salute nel giugno 2022, avendo guidato nella fase difficile di “restrizioni sociali” un partito dentro il quale, già nel maggio 2021, la minoranza interna apriva il fuoco di uno scontro contro lo stesso Adorno, rendendo ancora più precaria e fragile la proiezione esterna dell’azione politica comune. Una riflessione sulla stagione politica della fase 2020-2022 assumerebbe un carattere retrospettivo, rispetto alla discussione propositiva che vorrei svolgere in queste pagine, pur se è tema che meriterebbe un bilancio sereno e ponderato in altro momento e sede.

Come è noto, il PD è giunto al voto del 25 settembre 2022 – rinnovo del Parlamento e dell’ARS –, conquistando il seggo senatoriale di Nicita e quello di deputato all’Ars con Tiziano Spada. Su Nicita, mi sono espresso sopra, di Spada posso segnalare la sua costante azione di interrogazioni, proposte, suggerimenti legislativi, finanziamenti ottenuti per questioni riguardanti diversi Comuni della provincia, corrispondendo così al suo ruolo di parlamentare. Da quel momento prende avvio, nel “vuoto” della figura del segretario provinciale, la scelta della Direzione nazionale di nominare “garante” del PD provinciale il sen. Nicita. E se è vero che il chiaro successo dello schieramento di “destra-centro” iniziava a stagliare la Meloni (nominata prima donna Premier della Repubblica) al centro di un immaginario politico-ideologico stabilizzato attorno ad un consenso tra il 28-30%, gli effetti critici della sconfitta elettorale del PD nazionale verranno in parte sopiti e distolti dalla fase delle primarie per il ruolo del nuovo segretario che si concluderà a fine febbraio 2023 con la vittoria di Elly Schlein.

Ma questo quadro temporale, tuttavia, non potrà che avere inevitabili riverberi sul PD di Siracusa città, dal momento che lo stato di debolezza, approssimazione di idee e stallo politico in cui il partito s’era bloccato dal 2020 a tutto il 2022, faranno da velo all’intero gruppo dirigente sulla necessità di lavorare già a metà 2022peraltro, con il PD da mesi all’opposizione della Giunta Italia – alla decisione/scelta strategica di indicare all’opinione pubblica cittadina (appunto, un anno prima!) il o la candidata a Sindaco della città per le elezioni comunali che si sarebbero svolte nel giugno 2023. Errore tutto imputabile all’insieme del gruppo dirigente provinciale – alle varie “aree politiche” del PD, maggiori responsabili dell’assetto “contrattato” della composizione degli organismi venuti fuori dopo le primarie del 2020 –, per il ruolo dirompente rivestito dalla città capoluogo sull’intero quadro provinciale. Errore fatale!

Infatti, se Renata Giunta fosse stata indicata a sindaca un anno prima circa, è quasi certo che moltissima parte significativa dell’opinione pubblica cittadina e del mondo sociale degli interessi avrebbe potuto conoscerla, apprezzarla e coglierne competenze, qualità e affidabilità – in questa solitaria proiezione e visibilità comunicativa, mediatica e radio-TV – in uno scenario politico sgombro dalla confusione e turbinio propagandistico della scesa in campo dei altri 7/8 candidati che hanno affastellato i due mesi di campagna elettorale. E con un consenso più alto, al ballottaggio con Renata Giunta, anche le relazioni politiche per il governo della città avrebbero visto il PD in un ruolo primario nella relazione con gli interlocutori, movimenti e liste disponibili per il governo della città.

È evidente a tutti che gli esiti dello scenario politico venuto fuori nell’ottobre 2022 (nascita del governo nazionale a guida Meloni e governo regionale a guida Schifani) e poi nel giugno 2023 (riconferma di Francesco Italia a sindaco della città, con il PD fuori da una incidenza reale), oggi mette in evidenza l’estrema necessità ed urgenza per l’intero PD provinciale e cittadino di ricostruire un tessuto di proiezione politica ed organizzativa nei Comuni in grado di aprire un’ampia stagione costituente rilanciando una controffensiva valoriale, politica, di idee e di relazioni sociali e di sviluppo.

Se ciò è vero ed inequivocabile, è chiaro a tutti che il nodo vero ed attuale e purtroppo tuttora irrisolto rimane lo stato politico, organizzativo e di azioni del PD a Siracusa e nei Comuni e nel territorio, segnato da un “vuoto profondo” e da una estrema debolezza, sì da poter solo assistere, inermi, a “manovre di palazzo”, a giochini di ricollocazione di gruppi, partiti e aggregazioni di interessi, con un ceto politico di “piccolo notabilato” di paese, mosso da una spregiudicatezza nel governo dei Comuni, con un centro-destra che prova ad estendere un consenso che cresce per la debolezza di un “campo politico” di centro-sinistra non all’altezza di costruire una proposta alternativa, mentre si è costretti a registrare – per le inefficienze e gravissime incapacità dei governi Meloni e Schifani – ad uno stato di indifferenza politica e di afasia sociale tra fasce estese di opinione pubblica e cittadini, stretti nella morsa di una impossibilità di costruire una inversione di tendenza politica, insieme alla perdita di senso dell’impegno politico tra nuove generazioni e ceti popolari.

Questo è il nodo che provo a mettere a fuoco, e che mi sembra rappresenti un campanello d’allarme innanzitutto per il PD di Siracusa, per la sinistra, per le forze democratiche e per il futuro che rischia di appannarsi ulteriormente. Il PD di Siracusa deve uscire subito da questo guado, da questo limbo di indeterminatezza politica ed organizzativa. Serve una scatto di decisione politica che metta l’intero gruppo dirigente di fronte alla responsabilità di fronte alla crisi economica, sociale e di prospettiva della tenuta democratica delle Istituzioni anche in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo del prossimo giugno, in cui si gioca una partita decisiva.

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