L’insostenibile dimensionamento della scuola, tra moltiplicarsi di nuovi indirizzi ed emergenze quotidiane

C’è un luogo, in un Paese evoluto, che andrebbe sempre rispettato, valorizzato, protetto, ascoltato, un luogo che rimane, in ogni frangente, baluardo formativo e sociale. Quel luogo si chiama Scuola, e dovrebbe essere sacro, sottratto ad ogni forma di mercificazione culturale e mai oggetto di astuti giochi politici e abili compromessi economici.
Eppure la scuola, nel silenzio generale, rischia di divenire il luogo dove si consumano le contraddizioni insite nelle norme e nei decreti, che, a fronte di misure atte a fronteggiare la dispersione e i divari, tra Nord e Sud, tra classi sociali, tra dispersi e laureati, a promuovere la digitalizzazione del sistema formativo e dei suoi attori chiave, a sostenere la transizione ecologica, a incentivare l’educazione civica, ad orientare i nostri giovani, destinandole somme imponenti del PNRR con l’obiettivo di colmare la distanza che la separa, a vari livelli, dagli standard europei, ‘dimensiona’ la rete scolastica sino all’inverosimile, concede in un delirio pletorico indirizzi su indirizzi di studio alle scuole di II grado. E dove? Qui, soprattutto al Sud, dove cerchiamo di realizzare laboratori innovativi troppo spesso in locali fatiscenti e freddi, dove ex Province e Comuni, non di rado in dissesto se non commissariati, non riescono a sostenere i costi della manutenzione ordinaria dei locali scolastici né ad utilizzare i fondi destinati alla riqualificazione degli edifici ed al loro efficientamento energetico; fondi che non di rado tornano tristemente in Europa, la stessa Europa che li stanzia per colmare i divari e che si aspetterebbe un salto di qualità sostanziale, strutturale e complessivo del nostro sistema scolastico.
E dentro l’emergenza quotidiana, fatta di adempimenti amministrativi e monitoraggi che si avvicinano pericolosamente alle molestie burocratiche, tra una telefonata all’Ente proprietario per un’aula che perde intonaco e un bagno che non funziona, chi opera ogni giorno nel mondo della scuola tenta di portare avanti con fatica e nel segno della qualità, efficacia ed efficienza l’offerta formativa, magari provando a non dimenticare che i veri protagonisti sono proprio gli studenti, a cui è nostro dovere trasmettere conoscenze, competenze, coerenza e valori, memori del fatto che non sono numeri né target, ma futuri cittadini.

Tutto questo mentre le scuole, nel tentativo di salvarsi dalle scure della razionalizzazione della rete scolastica, resa più drastica dal Decreto n.127 del 30 giugno 2023 (per quanto gli effetti siano stati leggermente attenuati per il corrente anno scolastico dal Decreto Milleproroghe), finiscono con l’essere costrette a cercare iscritti come fossero acquirenti, proponendo sempre nuovi indirizzi, alcuni dei quali ancora privi di indicazioni nazionali e curriculi definiti, e frammentando l’offerta in modo non sempre rispondente alle esigenze dei territori, in barba alla natalità che diminuisce, al piano di dimensionamento che si abbatte su quella stessa offerta formativa che pure prolifera con buona pace del raziocinio, trasformando la scuola in competitor e snaturando il suo ruolo di pubblica agenzia educativa, il cui dovere è innovarsi dentro un sistema di saldi valori socio-educativi, tramite strumenti formativi, strutture e mezzi qualitativamente alti, coerenti e salubri.
Eppur si muove, se nonostante le contraddizioni e le disfunzioni, nonché una certa resistenza all’innovazione  alla sperimentazione, ancora si riesce ad avviare progettualità, esperienze orientative, valori democratici, contenuti disciplinari di qualità e competenze spendibili nel territorio di appartenenza e non solo; se la scuola, anche e soprattutto grazie agli operatori che ogni giorno si spendono per garantire un’offerta formativa che risponda alle esigenze dei nostri ragazzi, alle loro scelte e alla loro maturazione, rimane ancora un baluardo sociale di indubbia forza valoriale e grande importanza sociale.
Ed è per questo che la sua voce e i suoi bisogni andrebbero ascoltati di più, senza dimenticare mai che un sistema scuola capace di funzionare in modo realmente efficace ed efficiente, nel segno della crescita, dell’innovazione e della consapevolezza critica, consente ad un Paese democratico ed evoluto di investire nei suoi giovani e nello sviluppo socio-economico e culturale egualitario dell’intera Nazione, e non solo della parte economicamente più avvantaggiata.

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