Un tramonto mozzafiato con il cielo colorato di tutte le sfumature del rosa, dell’arancio e del rosso in un’aria tersa e tiepida, regalo di questo caldo autunno siciliano che avvolge una nave da cui proviene un rumore cupo di colpi battuti alla rinfusa su oggetti di latta recuperati a bordo della nave. Dal ponte rivolto verso la banchina del molo numero 10 penzolano cartoni che solo con il binocolo o una videocamera puoi leggere bene. C’è scritto HELP US: Aiutateci. Ed è lo stesso grido che ripetono all’infinito per tutta la durata del tramonto con quel poco fiato che hanno.
Dall’altra parte i giovani universitari che si sono riuniti spontaneamente seduti al di là del cancello gridano a loro volta “fateli scendere, fateli scendere” ripetendo come un mantra un grido contro quel tramonto che rende tutto bello e allo stesso tempo tragico. Come può resistere una mente e un corpo provato da chissà quali privazioni, sofferenze e anche torture. Per quanto tempo? La libertà finalmente raggiunta da vivo è lì a pochi passi ma gli viene negata perché dichiarato invulnerabile da un medico che forse dovrebbe fare obiezione di coscienza anziché piegarsi a degli ordini incomprensibili.
La scena non è ambientata in un film ma è tristemente vera, dove si è smarrita la nostra umanità? Il molo 10 dove oggi è ancorata una nave umanitaria con degli ostaggi a bordo doveva ospitare una nave da crociera con tanti turisti spensierati e indifferenti che lamentano il disagio subito a trasferire la loro partenza da un altro molo, insensibili alla sofferenza altrui pretendendo che il loro viaggio non subisca ritardi.
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