Studi accademici e tesi di laurea confermano l’interesse per la poetessa netina Mariannina Coffa

30 settembre 1841 – 30 settembre 2020: esattamente centosettantanove anni fa nasceva a Noto la poetessa Mariannina Coffa, che nel suo breve volo (morì nell’Epifania del 1878 a soli trentasei anni, tre mesi e sei giorni) riassunse con originalità le istanze poetiche del nostro secondo Romanticismo e gli aneliti politici risorgimentali.

Gli studi sulla poetessa hanno scandagliato la sua condizione di malmaritata, di artista costretta a fare i conti con un amore irrealizzato, quello per il drammaturgo e musicista Ascenzio Mauceri, poi primo preside del Liceo classico di Noto, di poetessa-vate (molta della sua attività versificatoria è di argomento patriottico) oppure relegata nell’ambito familiare e sentimentale, spesso “ermetica” – la sua ultima produzione, decisamente spiritualistica, la proietta nel Decadentismo e comunque le assicura un posto di certo rilievo nel nostro Ottocento letterario. 

“La Civetta di Minerva” ha puntualmente riportato l’avanzamento degli studi sulla Coffa, riferendo in relazione alle pubblicazioni, delle mostre e dei convegni sulla Coffa; a questo proposito lamentiamo l’assenza, dopo “Sguardi plurali”, di incontri di pari livello scientifico sulla poetessa, anche in relazione al fatto che quest’anno ricorrevano i centosessant’anni del matrimonio di Mariannina Coffa, celebrato nella Cattedrale di Siracusa il giorno di Pasqua del 1860, giorno foriero di cambiamenti nella sua microstoria ma anche nella macrostoria, collegato com’è alla spedizione dei Mille in Sicilia. Pensiamo anche al fatto che nel 2021, anno dantesco, ricorreranno anche i centosettant’anni della nascita della poetessa, che all’Alighieri fu legata per motivi poetici e di studio.

Tra le ultime pubblicazioni sulla Coffa, ricordiamo ai nostri lettori almeno “Voglio il mio cielo”, in cui Biagio Iacono e Marinella Fiume hanno raccolto e analizzato le lettere di Mariannina a familiari, amici e al precettore padre Corrado Sbano; pensiamo ai tentativi poetici di tanti estimatori locali della poetessa, tra cui il giovane netino Giuseppe Puzzo, che ricorda la poetessa anche grazie ad incontri culturali del club rotariano che ha anche presieduto, oltre che con i propri versi, declamati anche nel corso dell’ultimo incontro “100 Thousand Poets for Change”, tenuto all’Urban Center di Siracusa lo scorso 25 e 26 settembre grazie a Ella Ciulla.

Importanti le indagini accademiche su Mariannina Coffa, che permetteranno sempre più di svincolare la poetessa dagli interessi strettamente locali e di inserirla come merita nel canone delle artiste indagate dalla critica; a questo proposito, sempre più numerose sono le tesi di laurea sulla poetessa: il nostro giornale aveva seguito il lavoro di Niccolò Vincenzo Salvia, che aveva collegato la vita e l’opera di Mariannina Coffa ai “gender studies”.

Nel febbraio scorso, in piena pandemia, si è laureata a Novedrate la dottoressa Concetta De Luca, che ha incentrato la sua tesi non tanto sulla produzione poetica di Mariannina Coffa quanto sugli aspetti storici e sociologici della sua biografia, esemplare per certi versi, sicuramente paradigmatica per comprendere la condizione femminile della Sicilia di metà Ottocento: il lavoro è intitolato “L’anticonformismo di Mariannina Coffa nella storia del Risorgimento Italiano” e contestualizza la vicenda poetica della Coffa nel periodo borbonico seguendola poi fino all’Unità nazionale, tra le ansie preunitarie e le delusioni postrisorgimentali, sfondo della parabola esistenziale della poetessa, tra le speranze di enfant prodige, i sogni di gloria e d’amore e le amare disillusioni, la malattia, i lutti e la morte. Concetta De Luca analizza il carteggio Coffa-Mauceri e le varie stagioni poetiche della Coffa, specie la terza, che si muove tra medicina alternativa, massoneria, irrazionalismo spiritualista, mesmerismo, magnetismo animale; associa la figura della Coffa a quella di donne come Adelaide Cairoli, eroica e coraggiosa madre che manda i suoi figli in prima linea per combattere lo straniero; getta uno sguardo sull’istruzione femminile, veramente indicativa dello stato di minorità e soggezione in cui si volevano mantenere le fanciulle, tra lavori donneschi, istanze rousseauiane e nuovi metodi educativi, lettura vista con diffidenza come mezzo di traviamento, scrittura come sfogo privato, espressione di sé e voce di un’epoca.

 

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