UNA PASSERELLA METALLICA SOPRA LA VIA DEI SEPOLCRI

L’avvocato Paolo Tuttoimondo in un post su facebook, a proposito della passerella metallica in costruzione sul bianco Temenite (un grigio impattante serpentone) si chiede: “Ma che bisogno c’è di questo catafalco così invasivo che quasi non consente nemmeno di vedere le carraie sottostanti? Nel periodo in cui la Via dei Sepolcri è stata aperta era agevolmente percorribile attraverso delle tavole di legno posizionate sulle parti più accidentate del percorso”.
Perché non si tratta di essere disfattisti, immobilisti, contrari a quanto si cerca di fare. Il principio guida, per una parte dei cittadini e degli archeologi, è la responsabilità della nostra generazione nei confronti di quelle future alle quali non possiamo, non dobbiamo consegnare luoghi alterati, deprivati della loro storica identità. Così come d’altra parte dovrebbe essere fatto anche per chi oggi vuole conoscere quei siti senza che sia persa la suggestione del loro passato.
Noi, a scanso di equivoci, lo vogliamo dire subito che la strada già realizzata diversi anni fa per accedere a tre (!) panchine da cui godere di un “panorama unico al mondo”, interdetta poi al transito per questioni di sicurezza non si sa come divenute oggi ininfluenti (e sulla quale Giorgio Nanì La Terra pone ovvie domande https://www.facebook.com/tris172/videos/210975695382119 ) già ci sembra un oltraggio gravissimo, una ferita che ricorda il parcheggio Talete nella sua violenza snaturante che mai avrebbe dovuto essere consentita.
Certo, il direttore del Parco Archeologico (il progetto comunque pare sia della Soprintendenza) ha una particolare sensibilità per i disabili a cui occorre garantire la piena fruibilità dei luoghi, e chi lo discute se poi davvero fosse questo il nobile motivo. Ma è sempre possibile anche per i normo dotati passeggiare per luoghi impervi? Dovunque occorrerebbe costruire passerelle, ponticelli e altro? Lo si farà anche nelle latomie, e ovunque senza alcuna considerazione per l’impatto ambientale?
Scrive giustamente l’avvocato Tuttoilmondo in risposta a Carmine Corso che segnala la rete da pescatori messa a protezione della roccia della grotta dei Cordari da cui si staccano sassi più o meno grossi: “Anche nella parte delle latomie, la Neapolis pone problemi di fruizione simili a una riserva naturale affrontate da chi le gestisce, come è ormai d’uso, secondo la logica della “messa in sicurezza” (concetto privo di senso per una realtà dinamica come la natura) piuttosto che secondo quella della mitigazione del rischio. E dunque pur di “mettere in sicurezza”, vanno bene reti metalliche, cavi d’acciaio, passerelle e così via. In molti luoghi la fruizione dei beni culturali (o delle aree naturali) dovrebbe semplicemente essere ripensata (non necessariamente vietata) privilegiando soluzioni che tengano conto, oltre che della logica dei numeri (più visitatori più soldi), anche di altri valori come la tutela dei beni e la sostenibilità della fruizione. Un discorso complesso”.
Che la via Sacra sia stata liberata da cespugli ed erbe infestanti e sia tornata ‘alla luce’ è sicuramente una gran bella novità ma se poi le passerelle tornano a nasconderla qual è il senso? Siamo davvero certi che non si sarebbe potuto far meglio, anche aggiornando un progetto forse datato? È lecito saperne qualcosa di più, conoscere i pareri degli archeologi della soprintendenza? E ammettiamo anche che tutto sarà smontato una volta terminata la stagione degli spettacoli – classici, rock, punk, melodici… – (ma non lo sappiamo), verrà anche ripristinata l’area ora lastricata intorno al fabbricato restaurato che sarà cosa? Una nuova biglietteria perché si ritiene opportuno far accedere all’area archeologica anche dalla panoramica? I proponenti del progetto in fieri hanno anche valutato e organizzato i parcheggi sul viale Giulio Emanuele Rizzo? C’è qualche idea in merito?


È vero, lo riconosciamo, ogni tanto ci capita di fare quello che qualcuno ora definirà dietrologia ma che per noi è piuttosto un’attitudine a ipotesi previsionali frutto dell’esperienza – per la quale il B&B privato all’inizio della via del Teatro Greco, o via del Paradiso, è il monito più eclatante -: noi, su quel nuovo lastricato, già vediamo il dehor del prossimo bar dato in gestione sulla scorta di decreti regionali che, grazie a infinite proroghe, fondano regimi monopolistici. Un bar aperto tutto l’anno in nome di una valorizzazione dei beni culturali che è in realtà solo mercificazione.

E così tutto torna.

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