FARMACI DA BANCO O DA RAPINA?

Curare una febbre, un dolore, in Italia costa fino a sei volte in più rispetto all’Europa e molto di più rispetto ad altre parti del modo meno ricche. Buona parte dei farmaci da banco non sono frutto di evoluzione della scienza e della ricerca, perlomeno non di quella odierna. Per meglio comprendere sono indispensabili, universalmente riconosciuti e usati ma così datati che non hanno brevetti e sperimentazioni, quindi è quasi nullo o bassissimo il costo per chi li commercializza.

Quando va bene usiamo farmaci inventati ottanta anni fa, se non vecchi oltre il secolo come l’aspirina e il paracetamolo. Non ci fa onore questa valutazione sui costi sestuplicati, comprovata da molte fonti autorevoli e che circola da molti anni sia nei circuiti mediatici che in quelli professionali.

Approfittarsi di un malato per lucrare è roba da strozzini. Ci spiace la “nonchalance” della politica e quella della lobby dei farmacisti, molto forte in parlamento e vicina alle peggiori destre che vediamo da 1994. Come definireste un’azienda che commercializza farmaci di cui sestuplica il prezzo? Eppure in caso di febbre e dolore quel farmaco da banco è sostanzialmente indispensabile per i malati. Lo stesso farmaco che in Olanda costa un sesto?

Intanto i farmaci da banco godono del privilegio di sfuggire alla prescrizione del medico. Può essere una cosa buona, sono farmaci abbastanza sicuri che non necessitano del controllo e della responsabilità diretta del sanitario. Più civili ci sembrano la Francia e la Germania quando forniscono gratuitamente alcuni farmaci da banco se prescritti dal medico. In quel modo il medico li rende necessari e li nobilita al ruolo terapeutico.

Fatto sta che, insieme ad altre condizioni che ci rendono un paese nemico del popolo e dei poveri –pensiamo alle bollette delle utenze e alle banche -, questa situazione arcinota da molti anni non vede mai dare uno schiaffo alle lobby ma darlo tutti i giorni ai poveri, vecchi e nuovi, che nella malattia si vedono rapinati in farmacia. A volte pensiamo: chissà cosa ne viene alla politica dalle lobby? Le supposte di Tachipirina gratis? Potrebbe venirne altro, come ci racconta la storia d’Italia.

A questo proposito il farmaco più venduto in Italia, la Tachipirina, per febbre e dolori, fatta col paracetamolo, molecola scoperta nel 1878 e usata in medicina da settantacinque anni, ha fatturato nello scorso anno 309 milioni di euro. È il più venduto su 50 farmaci! Il suo vero costo per gli Italiani potrebbe essere un sesto, cioè 50 milioni e 500 mila euro. Per l’Ibuprofene (Brufen, Moment e moltissimi altri nomi di fantasia che confondono il consumatore, dissimulando il vero nome del farmaco) arriviamo a sborsare sei volte il prezzo che si paga in Olanda: 29 centesimi contro 5 per una compressa da 200 mg. In sostanza per questo farmaco abbiamo speso 75 milioni euro invece di 12 milioni e 500 mila euro.

Riguardo ai farmaci per la diarrea, in Italia una capsula da due mg costa in media 83 centesimi contro i 23 della Francia, quindi più del triplo. Pensiamo a chi la diarrea ce la ha per sempre, a chi soffre di febbri prolungate. Pensiamo a chi necessita delle lacrime artificiali vendute a sette volte il prezzo francese e in quantità, per confezione, minore.

Insomma in farmacia non si ha tutta la considerazione ed empatia necessaria per chi soffre. Il cittadino sembra un cliente da spennare. In effetti, però, i prezzi non li fa il farmacista ma le aziende. Noi facciamo notare che nell’area etica della medicina, senza uno stato complice di queste aziende, i sorci ballano e brindano a champagne! Basta dividere il malloppo e lavorare con la scontistica nelle farmacie. Più alto è il costo dei farmaci maggiore il margine per la farmacia. È giusto che ci sia il guadagno ma i farmaci servono per i malati. Quando hanno perso da lustri il brevetto mi sembra crudele alzare i prezzi senza un corrispettivo valore della sostanza.

Provate con le garze, i cerotti, gli sciroppi per la tosse, i lassativi, i fermenti lattici (che costano un migliaio di volte il loro valore) e vedrete.

Il top della perfidia si raggiunge con i farmaci in fascia C, quella che il nostro povero regime mutualistico da decenni mette a carico dei malati perché non può permetterseli. Per gli avidi speculatori che fingono di far ricerca scientifica, mentre fanno quella del lucro, è stata una festa. Finalmente liberi di far decollare i prezzi di cose che costavano tre-quattro mila lire negli anni ‘80 ai dodici-quattordici euro di oggi, adeguare ogni anno i prezzi, inventare nuove confezioni, cambiando nome a cose stranote e vecchie.

Una riflessione dedichiamo a chi ancora legge oltre le dieci righe di un articolo.

Sapete quanto si spende per fare pubblicità ad un farmaco da banco in una tv medio piccola? Centomila euro per 2 settimane, il doppio in Rai! Chiaramente siamo noi che pagheremo questi costi caricati sul farmaco, poi venduto col 600% di aumento. Preoccupatevi quando vedete campagne martellanti in tv; cercano di aumentare il lucro!

Pensiamo a chi soffre di malattie dermatologiche, vaginali, di cefalea, di malattie degli occhi, tutte affezioni non coperte dal Servizio sanitario: lasciare cento euro in farmacia è un lampo. E che le farmacie private siano riuscite a diventare presidi e punti di riferimento del sistema sanitario nazionale ci puzza assai di vittoria di lobby fortissime in parlamento. Si fanno elettrocardiogrammi, piccoli test di laboratorio, prenotazioni di esami e visite. Quasi quasi per assurdo ci si avvia a far diventare il farmacista un medico minore. E i medici veri emigrano all’estero o nel privato. Una meta ambita da lustri ora regalata alla categoria.

E mentre si scarnifica il sistema pubblico, strozzandolo anche negli stipendi per i medici e infermieri, si consegna la nostra salute al privato che si sta già appropriando delle ultime risorse pubbliche e accentra i media per orientare le scelte economiche e politiche del popolo più teledipendente del mondo.

Basta cadere nel gorgo di una malattia importante e ci si ritrova senza gli ultimi risparmi, in mano a strozzini o affini autorizzati o no.

Auguri ai disertori delle cabine elettorali!

Sicuramente avete i cespiti per la sanità privata, ma la realtà vi sorprenderà.

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