“NINA”: ADELIA BATTISTA TRA MEMORIA E NARRAZIONE, REALISMO E SOGNO

“Nina – Vico Storto Concordia”, pubblicato per i tipi – prestigiosissimi, selezionati, preziosi – di Dante & Descartes, è l’ultima fatica letteraria di Adelia Battista, che sceglie di raccontare una piccola storia che sin sarebbe spersa nei meandri a volte smemorati e colpevoli della Storia grande: quella di una Nina qualunque, una figlia, una sorella, una nipote, una ragazza che sembra segnata in partenza dalla sorte e che invece trova nel canto e nel lavoro umile la chiave per il proprio riscatto.

Al termine del racconto – una narrazione semplice, pulita, che sa di sapone, di braccia stanche eppure volenterose, che profuma di gelsomini, di vicoli che cambiano stagione, di buoni sentimenti ma senza sentimentalismi… quanto abbiamo perso il gusto per le cose e le persone perbene, per le storie senza sofisticazione, per il pane che sa di fatica e di lavoro onesto, per la scrittura senza orpelli, senza ombelichismi postmoderni – scopriamo anche l’importanza memoriale del lavoro di recupero di Adelia Battista: ridonare voce, ridare corpo a storie e nomi che avrebbero rischiato di finire seppelliti tra le carte del Real Albergo dei Poveri a Napoli, sepolte a loro volta dal terremoto del 1980.

Quanto sia fondamentale, addirittura fondante per una comunità, per una città una regione uno Stato, innanzitutto conservare i documenti – benedette le leggi che lo prescrivono – e poi farne riascoltare le storie nascoste, ce lo ricorda la psicoterapeuta Lia Sellitto, scrittrice a sua volta. Benedetti gli archivi, gli archivisti e la loro missione di custodia. E benedette le penne degli autori come Adelia Battista, autrice di piccoli ma significativi volumi che sono soprattutto incontri – con l’amata Anna Maria Ortese, con Dario Bellezza, con in poeti e la poesia, e adesso con Nina e i suoi traumi, i suoi dolori, le sue mancanze.

E leggendo questo piccolo significativo volume impariamo che la speranza ha il sapore di una frittella, la voce di un’orfana, di un venditore ambulante, il colore dei cieli di Napoli.

E che il destino scrive dritto su righe storte, che un ossimoro come Storto Concordia può farsi armonia di sentimenti, vita nuova.

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