Distretti socio-sanitari, l’appello dei sindacati: “I soldi ci sono fate presto!”

Enti locali confusi, disorganizzati, silenti. Ma la povertà è un’emergenza

 

Fare presto. Di più: fare prestissimo.

È questo l’appello/allarme lanciato a una sola voce dai sindacati dei pensionati Cgil Cisl Uil (“La nostra unità, tra le categorie, è un unicum in provincia, forse in tutta la Regione!” dicono): le risorse per dare una risposta concreta, se non a tutte, alla gran parte delle esigenze dei meno abbienti e più fragili della società, disabili e anziani, ci sono, e sono tante.

Decine di milioni di euro per la sola provincia di Siracusa nei diversi capitoli dell’assistenza – alla povertà, ai non autosufficienti, per il fine vita, per le politiche abitative – che potrebbero essere a disposizione se solo la macchina organizzativa regionale e locale funzionasse, se si mettesse in moto. Se qualcuno la mettesse in moto.

Il quadro socio-sanitario della provincia emerso da una lunga video conferenza con i segretari generali e rappresentati del sindacato pensionati – Valeria Tranchina Spi Cgil SR – Vito Polizzi Fnp Cisl SR Rg – Salvo Lantieri Uil SR nord sud – Paola Di Natale e Antonio Bruno Fnp Cisl, Paolo Gallo Spi Cgil – ha rivelato risvolti anche paradossali per la forte denuncia di un immobilismo generale delle istituzioni non giustificabile ieri e ancor meno oggi, nel pieno di un’epidemia che porta insieme al contagio un drammatico aumento delle povertà.

Nella sola Siracusa sono stati distribuiti quattromila buoni spesa ma la richiesta continua a crescere e sono altri 450 i nuclei familiari in difficoltà raggiunti da Arci ed Astrea. Una situazione destinata ad aggravarsi perché non è veramente certo che in Sicilia il lockdown potrà finire il 4 maggio e perché, comunque, la ripresa sarà graduale e difficile.

“Già ad inizio aprile il governatore Musumeci ha consentito la rimodulazione dei piani di zona per affrontare l’emergenza Covid-19 anche attraverso una semplificazione delle procedure – spiega Vito Polizzi -. In deroga alle precedenti disposizioni regionali è stata data la possibilità ai comitati dei sindaci dei diversi distretti socio-sanitari (quattro nella provincia con capofila Siracusa, Noto, Lentini, Augusta più il subdistretto della Valle dell’Anapo) di disporre, con specifico verbale/delibera e successivo Accordo di Programma, l’utilizzo delle somme ancora disponibili. Una cifra considerevole, che potrebbe far fronte a immediate necessità in un momento in cui ogni ritardo significa la sofferenza e la disperazione di tanti che non sanno più come andare avanti, come supportare la propria famiglia. Bene! Nessuno ci risponde: tace il Prefetto, tacciono i sindaci. Nessuno si è mosso. Ecco il perché del comunicato del 23, sottoscritto anche dai segretari di confederazione. Forse in questo periodo solo il Commissario straordinario del Libero Consorzio di Siracusa Domenico Percolla è nelle condizioni di convocare i sindaci dei comuni capofila per rendere operativa l’opportunità che ci è stata data, coordinare le azioni.

Da tempo ormai denunciamo l’incapacità di utilizzare i tanti fondi, molti europei, a disposizione degli enti locali.

Come mai, lei mi chiede? Per cattiva, pessima organizzazione, perché ci si perde nelle pastoie burocratiche. Basterebbe che ogni sindaco assegnasse anche un solo funzionario esclusivamente a questo incarico per non rimandare indietro risorse già disponibili in banca. Il welfare è anche opportunità di lavoro, la possibilità di frenare l’emorragia dei trecentomila, per lo più giovani, costretti ad andar via per cercare un’occupazione. Abbiamo bisogno di un welfare europeo che funzioni”.

“Abbiamo proposto una riforma del settore in incontri pubblici, l’ultimo il 13 giugno scorso a Siracusa – incalza Valeria Tranchina -. Un incontro, o meglio un focus, molto partecipato, un’iniziativa di dialogo sociale in cui, alla denuncia per il non fatto, abbiamo preferito insieme ai nostri regionali (uniti come noi a Siracusa) lavorare per capire come eliminare le difficoltà burocratiche, quali fossero i problemi dei vari livelli dei Comuni se politici o lavorativi, o addirittura di reale conoscenza della questione.

In Sicilia purtroppo la 328 è rimasta solo sulla carta, viene applicata poco, e male. Una soluzione potrebbe essere togliere le competenze ai sindaci e dare dignità giuridica a un organismo proprio, che si occupi degli aspetti socio sanitari che riguardano gli emarginati. Non solo gli aspetti sanitari, ma anche quelli sociali, psicologici perché la solitudine di molti, dei più poveri e dimenticati, è uno dei mali che uccide. Il sistema di assistenza, con la pandemia, è deflagrato ma quel che è grave è la mancata risposta. Io non penso che ci sia malafede da parte dei sindaci ma certamente incapacità organizzativa con qualche eccezione, dobbiamo dirlo, come il sindaco di Canicattini, sempre attenta e pronta. Ciò che ci risulta davvero incomprendibile è perché non si voglia accettare la nostra disponibilità ad aiutare. Insieme si riuscirebbe, credo, a migliorare tutto il settore dell’assistenza per chi si trova in grandissima difficoltà in questo momento”.

Avete provato a consegnare le vostre proposte di riforma a un deputato regionale?

“Non vogliamo che qualcuno ne faccia una propria bandiera – risponde Tranchina -. Rappresentiamo cittadini di varia estrazione sociale, vario orientamento, varie necessità. Vorremmo che il movimento partisse dal basso, vorremmo condurlo con le nostre segreterie provinciali, con tutti i sindaci del territorio proprio perché le politiche rivolte alla popolazione anziana e non auto-sufficiente sono molto complesse, intrecciano pubblico e privato, vedendo l’azione congiunta di più attori: famiglia, stato, terzo settore e privato”.

“Presto. Bisogna fare presto. Non c’è più tempo – osserva Totò Lantieri -. Non solo i comuni hanno illegittimamente tagliato nei loro bilanci i servizi sociali potendo fruire proprio di queste somme extra ma le hanno usate a volte impropriamente, per finalità diverse rispetto a quelle cui sono destinate, o non sono riusciti, troppo spesso, a utilizzarle integralmente. Nel 2019 dei 9 milioni disponibili per i Distretti, la seconda trance del fondo di povertà, sono stati spesi solo 400mila euro. Il Comune di Lentini si è lasciato sfuggire un milione e 600mila euro!

Dobbiamo immediatamente sottoscrivere tutti insieme – sindaci, prefetto, asp, nas – un protocollo per la verifica puntuale, trimestrale o semestrale che sia, di come vengono utilizzati i fondi; recuperare la legalità nei rapporti con i lavoratori nel rispetto della loro professionalità; garantire reale assistenza ai più fragili, a chi ha di meno o non ha niente. Non possiamo lasciare indietro nessuno”.

“Quest’emergenza del corona virus – concludono – ha fatto emergere ancora di più le criticità dell’intero sistema e messo ancora più in luce l’ignavia dei politici, degli amministratori che non ci rispondono, evidentemente perché i nostri interessi, quelli dei nostri 60mila iscritti, sono diversi, non sono utili ai fini elettoralistici per i quali vale forse di più la sagra della salsiccia.

Ma ha anche aperto i nostri occhi, ci ha consentito di individuare meglio quali debbano essere i futuri obiettivi sindacali: i livelli essenziali di assistenza, il ruolo dei medici di base, tutto il sistema autorizzativo delle residenze per anziani e disabili. Il sindacato non può più limitarsi alle vertenze, ad aspetti burocratici. Deve recuperare la propria funzione propositiva, la capacità di incidere realmente sulle criticità. La realtà ci incalza e certo la prossima epidemia non potrà trovarci impreparati”.

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