Arturo Aversente, calabro di origine ma spagnolo di adozione, si presenta al pubblico.

Sensaciones VarIas y eVentuAleSè la raccolta (per in tipi di Piediciones – la huella de la palabra) con cui Arturo Aversente, calabro di origine ma spagnolo di adozione, si presenta al pubblico.

Il libro – che presenta per ogni scritto sia la versione in castigliano che quella in italiano – è diviso in due parti, una più propriamente poetica, l’altra di pensieri e riflessioni.

“Escribo para recordar, / para recordar todo lo que está lejos de mí” (“Scrivo per ricordare, / per ricordare tutto ciò che è lontano da me”) e contemporaneamente “Escribo para olvidar, / para olvidarme de todo lo que está cerca de mí” (“Scrivo per dimenticare, / per dimenticarmi di tutto quello che mi è vicino”): questo forse l’intento più profondo e solo apparentemente contraddittorio di Aversente, ovvero allontanare tutto ciò che ferisce, contemporaneamente trattenere ciò che si allontana e, più sottilmente, “ricordare” un qualcosa o qualcuno che non è mai stato davvero nostro, sognarlo, desiderarlo, reinventarlo grazie alla parola.

Proviamo a ritornare al titolo per riscoprirla, la magia della parola, la sua capacità di rivelare e nascondere, di distruggere e creare: Sensaciones VarIas y eVentuAleSnasconde infatti la parola VIVAS, rivelata dalle maiuscole, che rende VIVE le SENSAZIONI del poeta sotto il velo della varietà e della casualità – e non è il solo gioco di parole presente nel testo: vi invito a scoprire gli altri, disseminati in tutta la raccolta (Il gusto per la parola traspare ad esempio anche negli incroci linguistici di ¿Dóndevoy?).

Nel volumetto è evidente l’amore di Arturo Aversente non solo per la poesia, la letteratura e la lingua, ma anche quello per la musica: l’autore è un corista di vaglia in diverse formazioni corali, spagnole e non solo (ha preso parte a VC6, ovvero Virtual Choir numero 6, “SingGently”, l’ambizioso progetto virtuale di Eric Whitacre, in cui sono confluite 17572 voci; il brano è divenuto uno dei pezzi del CD “SingAsOne”; da una costola italiana di VC6 è nato, grazie allo stesso Aversente e ad Emanuele Piras, “Note Tricolori”, coro virtuale italiano che ospita anche presenze internazionali, come Isa García di “Sigamos Cantando” e in occasione della Festa della Musica il 21 giugno è prevista la première de “La stagione dell’amore”, un omaggio a Franco Battiato: https://www.youtube.com/watch?v=N5cH0SEseU0) e i componimenti della raccolta sono accompagnati da suggerimenti musicali, una sorta di playlist cui il lettore può abbandonarsi durante la lettura per vivere le suggestioni di note e parole.

Ludovico Einaudi, Yiruma,  António Pinho Vargas… e ancora Ēriks Ešenvalds, Chopin e Cremonini, Rino Gaetano, i Queen e i Coldplay, Cacciapaglia, il Modern Jazz Quartet, Joaquín Rodrigo e Joe Hisaishi contrappuntano e probabilmente ispirano la scrittura accompagnandola, così come Gustavo Adolfo Bécquer “duetta” in esergo con i versi e le riflessioni di Arturo Aversente.

Ripetizioni, anafore: questi gli espedienti retorici maggiormente usati dall’autore. I luoghi in cui si ambientano i versi sono sia naturali che urbani – scorci di Spagna lampeggiano dalle poesie, come pure le altre terre visitate da Aversente, oltre alla terra natia. Il tempo delle poesie è quello di una contemporaneità piuttosto interiore che esterna: passato presente e futuro si mescolano nelle reverie del poeta e diventano anticipazione, ricordo, attesa. I temi poi sono prevalentemente quelli del viaggio, anche qui interiorizzato più che fisico, dell’amore, della famiglia, del sentire, del pensare, del vivere. Pensieri e riflessioni, paesaggi naturali – spesso notturni –, le architetture spagnole (e qui emerge prepotentemente la seconda patria dell’autore, diviso tra la natia Calabria e la Spagna), l’amore declinato nelle sue sfumature gioiose o tristi, la vita e il suo senso, la sua destinazione-destino (quanto è significativa e legata all’origine latina quest’ultima parola…).

Ma ecco le parole dello stesso Arturo Aversente-MacondoExpress (lo pseudonimo è un altro degli espedienti formali e sostanziali del libro; a proposito: potrete contattare sia su Facebook che su Instagram l’autore per averlo).

Come mai lo hai scelto? Macondo… tre sillabe che evocano l’universo di uno scrittore immenso come García Márquez, poi Express che ci dà l’idea del viaggio come pure dell’immediatezza della comunicazione social…

È un nome in codice utilizzato quasi tutti i giorni: “Macondo” è diventato una sorta di soprannome. Nello specifico indica qualcosa di immaginario, di onirico, che ha a che fare con i sogni e il mondo della notte, presente in gran parte nel libro, fatto di speranze, di pensieri e sogni positivi ma anche reali, presenti, che richiamano al vissuto – un viaggio, il raggiungimento di un obiettivo; “express” dà l’idea del viaggio, dell’immediatezza, della rapidità, della possibilità di arrivare a tutto e a ciascuno, di comunicare con tutti in maniera quasi istantanea e totale, oltre che del mutare continuo, velocissimo, delle emozioni provate. Se volessimo parafrasare lo pseudonimo lo tradurrei con “viajero soñador”, viaggiatore sognatore che scopre nuovi mondi immaginandoli prima e lasciandosi emozionare quando vi giunge.

Anche il titolo della tua raccolta incuriosisce… il “varie ed eventuali” del titolo rimanda a un diario di bordo, quasi ad un verbale da redigere per registrare appunto le “sensazioni”…

Dici bene, e si riferisce a quelle sensazioni che non ti aspetti – eventuali – e diverse tra loro: amorose, tristi, giocose, melanconiche… frutto del caso, dell’azar come direbbero gli Spagnoli; nello stesso tempo è una pista, una clue (una chiave, un simbolo, una traccia) per definire le sensazioni e comprendere che sono presenti e vive – per l’occhio ben attento si legge nel maiuscoletto del titolo.

Come ti sei approcciato al mondo della poesia? Chi sono i tuoi autori di riferimento?

Io non mi definisco poeta, mi piace leggere poesia e leggere in generale; credo di essere nato poeta ma ho cominciato a scrivere per caso: mi sono sempre interfacciato alla poesia nel mio percorso di studi approcciandomi poi alla poesia spagnola durante il mio percorso universitario l’ho molto apprezzata. Non ho autori di riferimento o da seguire nello stile, anche se se mi vedo affine a Bécquer per la tematica amorosa specialmente.

Cosa stai scrivendo adesso? Credi che le due passioni parallele che ti contraddistinguono continueranno a caratterizzarti?

Per adesso non sto scrivendo nulla; ho una miniraccolta di tre poesie, due contenute qui e un inedito collegato alle precedenti, ma non c’è un progetto di pubblicazione – magari il formato non sarà quello fisico. Le mie due passioni continueranno ad esistere: abbinare la poesia alla musica, che mi piace tantissimo, è spettacolare; cambiare il proprio carattere è difficile e soprattutto è giusto coltivare le proprie passioni. Sono presenti in me entrambe quindi credo che proseguirò.

Salutiamo Arturo Aversente con quattro versi della poesia “Bien – mal… O mejor dicho!” (p. 78): Estimado lector, / o también escuchador, / hoy he decidido / que quiero que entres en mi vida.

 

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