UNA CAGNOLINA MICA VOLA, ultimo libro di Mariano Sabatini. La nostra intervista all’autore

Conosciamo Mariano Sabatini come giornalista, come opinionista televisivo, come esperto di media, come scrittore – i suoi saggi e i suoi noir sono pubblicati e pluripremiati e perfino tradotti all’estero –, ma ancora non si era cimentato nella letteratura per bambini e ragazzi, campo quanto mai insidioso perché solo apparentemente semplice.

Forte del suo amore per le storie, per le parole e per gli animali – chi lo conosce sa quanto Sabatini sia sensibile al problema del randagismo, dell’abbandono, dell’adozione di meticci piuttosto che all’acquisto di creature dal pedigree blasonato – lo vediamo adesso lanciarsi nel mondo dell’editoria per i più piccoli con “Una cagnolina non vola mica”, fresca di stampa per i tipi di Chiaredizioni.

I lettori più giovani potranno appassionarsi alle (dis)avventure di Eimì – il nome greco vuol dire “Io sono”, tutto un programma sull’esistenza e sul diritto a vivere di ogni essere vivente: la cagnolina del titolo è una dolce lottatrice che vuole semplicemente affermare il suo elementare desiderio di vita, calore, affetto, cura –, leggendo di come da una discarica si possa passare a una casa, dai pericoli alle mani amorevoli di veterinari, volontari, una nuova famiglia.

Le illustrazioni di Giorgia Farnesi – tratti morbidi, colori caldi, pastello – aiutano ad immergersi nel mondo della cagnolina che sognava di essere un uccellino – ma non volano mica, le cagnoline! Eppure… sarà proprio vero?

Quanti bambini, quanti ragazzi sognano di vivere avventure come Eimì tra volpi rospi e cornacchie, di volare e sbattono contro una ringhiera come Eimì, hanno paura dei medici come Eimì del veterinario – non però Angelo che l’ha rimessa al mondo e cui sarà sempre grata -, vivono oppure sognano una vita serena in una famiglia che li ami, come accade ad Eimì con Marco, Federica e Sara…

Le ali che Eimì sogna sono le ali che ogni bambino, ogni ragazzo vorrebbe, quelle del sogno e della fantasia.

La storia è narrata in prima persona dalla stessa cagnolina, mentre il padrone-autore “trascrive questa mia storiella”, l’andamento della narrazione va per episodi più che per uno sviluppo con un climax, il linguaggio è semplice ma non sciatto, anzi adatto a un piccolo lettore già avvezzo alle storie, magari seguito dai propri docenti. Onomatopee rese anche graficamente ammiccano al lato giocoso della letto-scrittura.

Coccole, pappe, il mare, il parco… questa la vita di Eimì, che dopo un inizio burrascoso non s’immagina certo la sorpresa delle ultime pagine, così simile a quella che spesso vivono i suoi “coetanei” umani.

E poi… sì. Le cagnoline volano.

“Lo dico soltanto a voi, perché di chi legge mi fido”.

Un libro adatto alle feste ormai prossime – si parla anche dei famigerati botti di Capodanno, così sgradevoli e spesso fatali per i nostri amici a quattro zampe – e “La Civetta di Minerva” ne parla per voi con l’autore.

Come ti è venuta l’idea di cominciare a scrivere per una diversa fascia di età (anche se ritengo che un buon libro per bambini e ragazzi sia trasversale)?

Lo penso anche io e sto avendo conferma che Una cagnolina piace anche a quegli adulti rimasti proficuamente in contatto con il proprio lato cucciolo. Avevo iniziato a scrivere e poi lasciato lì la storia, che è quella della mia Eimì, finché la mia amica Raffaella non mi ha chiesto di terminarla per regalarla agli invitati della cresima del figlio Mattia. E così l’ho portata a termine, sull’onda delle grandi, impagabili emozioni che rievocare le vicissitudini di Eimì mi provocava, in un’estate torrida. Un cane ti cambia la vita ed è per la vita, la sua e la tua. Anche dopo la dipartita.

Noi ci conosciamo e so il tuo amore per gli animali, ma spiega ai nostri lettori il tuo rapporto con questi esseri speciali, tanto per citare Battiato e Memo Remigi, che ha recentemente perso il suo bassottino.

È un dolore indicibile, le bestiole che si spengono dopo anni di convivenza con noi sono un lutto familiare, intimo, lacerante. Sono affetti familiari. Un cane, perché io amo i cani su tutti, è legato al proprio padrone più che a ogni altra cosa. Mangia per sopravvivere ma vive per il padrone o la padrona, ammesso che il termine sia esatto. Eimì e io ci apparteniamo. Poi c’è anche Potter… ma per lui il discorso è diverso, almeno per ora. È più indipendente, anche se affettuoso. Come dice Konrad Lorenz, ogni cane ha il suo carattere e va rispettato. Devo dire che Eimì e Potter sono cani unici, meticci, trovatelli. Lei viene dalla Puglia e lui dalla Calabria. Trovo immorale infatti spendere mille o più euro per acquistare un cane di razza, quasi come abbandonarne uno. Con quella cifra si possono salvare tanti cani macedonia, come li definisco io.

In “Scrivere è l’infinito” ci hai narrato del tuo rapporto con la scrittura e delle pratiche, abitudini, vezzi, tic, rituali di tanti autori: come hai affrontato la stesura di questo libro?

Come al solito, soffrendo molto. Faccio una gran fatica a scrivere narrativa, sento la responsabilità, il peso… la difficoltà di estrarre dal nulla qualcosa di significativo e significante. Stavolta, per questa autobiografia a quattro zampe, ho scelto di osservare la realtà e metterla in una dimensione di tenerezza. Senza inventare troppo.

Cosa vorresti che lasciasse nei piccoli lettori l’immersione nelle avventure di Eimì, che poi vive la parabola umana in forma canina e la parabola canina in forma umana?

Vorrei che imparassero a rispettare la diversità, che è un valore assoluto. Durante gli incontri con i piccoli lettori, che mi regalano emozioni uniche e che auguro a tutti gli scrittori, dico sempre che non è la pecora nera ad essere diversa, ma le altre pecore, quelle banalmente bianche, ad essere uguali. Eimì e Potter sono unici, irripetibili, e per questo meritano la mia ammirazione. Oltre, ovviamente, al mio amore.

Da leggere

Paola Liotta alla Libreria NeaPolis venerdì 19 aprile alle 18 con VERDE TWANG e CASA MANET

  Twang. Nome esotivo, evocativo. Che ci rimanda alla Thailandia, a terre in cui convivono …

Commenti recenti