Dario Bottaro: “Santa Lucia nella pittura siracusana” tra arte, memoria, tradizione e antropologia

Conclusi i festeggiamenti in onore di Santa Lucia – fitti sia per la Chiesa Cattedrale che per la Basilica Santuario di Santa Lucia al Sepolcro – in questo anno così difficile e particolare, mi piace ricordare che la figura della Santa siracusana è legata anche al terremoto di Messina del 28 dicembre 1908: per l’occasione viene esposto alla venerazione dei fedeli il simulacro argenteo nella cappella della chiesa Cattedrale, viene celebrata una Messa e un mazzo di fiori viene posto nell’edicola votiva di Santa Lucia che si trova al piazzale delle Poste a Siracusa, eretta proprio a memoria dell’evento – il simulacro venne portato in processione per scongiurare il pericolo, le acque del maremoto si arrestarono e si ritirarono proprio nel punto in cui sorge l’edicola e Siracusa si distinse per la carità mostrata nell’accogliere gli sfollati.

Nonostante quindi le restrizioni dovute alla pandemia, continuano comunque sia gli eventi e i momenti devozionali che le ricerche e le attività culturali per fare sempre meglio conoscere la figura di Lucia – pensiamo ad esempio al libro del professor Michele Romano e di Michele Cuppone su Caravaggio e il Seicento aretuseo o all’iniziativa delle due esposizioni fotografiche presso il Sepolcro di santa Lucia e il Parlatorio delle Monache di S. Lucia alla Badia, due luoghi di culto fondamentali per noi siracusani, con due protagonisti d’eccezione, Caravaggio e Guinaccia.

“La Civetta di Minerva” ha intervistato per voi lo studioso Dario Bottaro, autore di “Santa Lucia nella pittura siracusana – pale d’altare e dipinti devozionali nelle chiese della provincia di Siracusa”, appena pubblicato per i tipi di “Il Raggio Verde Edizioni”.

La figura di Santa Lucia è presente da sempre nella tua ricerca, nei tuoi studi. Cosa rappresenta per te?

Mi è sempre piaciuto immaginare che santa Lucia sia entrata nella mia vita da subito, perché mi sono sentito sempre molto legato a lei: fin da bambino ho provato un sentimento di amore filiale, come se fosse una mamma, una protezione speciale, una figura a cui rivolgermi sempre. Forse questo attaccamento è dovuto anche alla figura della nonna materna, che si chiamava Lucia, ma che non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, ma soltanto attraverso il racconto di mia madre. Premetto che i miei genitori le sono sempre stati molto devoti, quindi è soprattutto grazie a loro che l’ho incontrata e da qualche anno ho scoperto anche il giorno del nostro primo incontro. È successo mentre sistemavo un album della nascita: sfogliandolo sono arrivato al 9 maggio 1982. In questa data papà scriveva: “Dario conosce per la prima volta Santa Lucia”. Porto dentro di me il ricordo di un’immagine vista dal basso della santa e mi piace pensare che sia l’impronta proprio di quel lontano 9 maggio ‘82 a tre mesi e otto giorni, essendo nato il primo febbraio. Questo pensiero mi intenerisce il cuore e mi riempie di gioia.

Qual è stato il taglio che hai voluto dare a questo libro? Da quale prospettiva hai studiato Lucia e le sue rappresentazioni?

Da appassionato di santa Lucia e da amante ed esperto di arte sacra, ho voluto indagare la presenza di Lucia nel territorio di Siracusa e la prospettiva di studio e approfondimento è stata proprio la ricerca delle opere pittoriche che ne testimoniano il culto secolare proprio nella nostra provincia. Ho cominciato a pescare fra i ricordi, fra le foto delle mie piccole gite fuori porta e poi a leggere guide sul territorio e a chiedere informazioni presso la Curia e la Soprintendenza. Ma questo non è bastato a soddisfare la mia ricerca, così mi sono messo in macchina e ho cominciato a fare il giro della provincia nel tempo libero andando alla ricerca di queste opere, facendomi guidare dai ricordi (che sono stati confermati) e dai nuovi dati acquisiti. Con la mia macchina fotografica e il taccuino in mano ho iniziato a fotografare e prendere appunti per abbozzare le schede di catalogo e mi sono reso conto che il materiale era tanto e vario. Per questo motivo ho deciso di dividere questo studio in due ambiti facenti parte dello stesso percorso. Da una parte le pale d’altare, quindi le opere più grandi e dall’altra dipinti più piccoli, devozionali o semplicemente celebrativi e decorativi come i tondi che arricchiscono alcuni spazi interni nelle chiese di Noto e Buccheri, per fare un esempio.

Cosa c’è ancora da scoprire e da approfondire su Santa Lucia dal punto di vista religioso e artistico-culturale? Cosa ti proponi di studiare e di scrivere su di lei in futuro? Stai lavorando ad altri progetti?

La terza domanda è veramente difficile perché penso che ci sia ancora un mondo da scoprire su Santa Lucia. Un mondo fatto d’arte, di memoria, di tradizione e di antropologia che merita di essere portato alla luce, di essere evidenziato nei suoi molteplici aspetti. Per quanto mi riguarda vorrei proseguire lo studio dal punto di vista artistico, trattando anche altri aspetti dell’arte e i progetti sono davvero tanti. Mi auguro di poter proseguire nello studio di santa Lucia non solo nel nostro territorio, ma anche nelle altre province.

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