“MI HANNO DATO SPERANZA NELLA DEMOCRAZIA”: IL GIUDIZIO DEI FRANCESI SULLE ASSEMBLEE DEI CITTADINI

*[Questo articolo è la traduzione parziale, fedele nei contenuti ma libera nelle espressioni, a cura di Samuele Nannoni dell’originale di Peter Yeung uscito su The Guardian il 20 novembre 2020]*

Varie città e regioni della Francia si rivolgono da circa un anno alle “Assemblee dei Cittadini estratti a sorte” per deliberare su moltissimi temi, dal clima al coronavirus.

ANGELA: UNA CITTADINA COMUNE. UN MEMBRO DELLA CONVENTION

Era il settembre 2019. Angela Brito stava tornando a casa sua, nel sobborgo parigino di Senna-e-Marna, quando il telefono squillò. L’assistente sanitaria 47enne, abituata alle chiamate di emergenza, accostò l’auto per rispondere. La voce dall’altra parte della linea la informò di essere stata sorteggiata per partecipare ad una Convention dei cittadini francesi sul clima. «Lei sarebbe interessata?».

«Pensai fosse un scherzo», confessa Angela Brito; una madre single di quattro figli nata nel sud del Portogallo. «Non avevo mai sentito nulla del genere. Ma dissi di sì, senza chiedere dettagli, senza dar troppo peso alla cosa».

Angela ricevette una lettera che confermava la sua partecipazione alla Convention, ma nuovamente non la prese sul serio. Il 4 ottobre, giorno del primo meeting della Convention, era a casa di un suo paziente, un anziano signore in sedia a rotelle, quando il telegiornale mandò in onda la immagini del grande Palais d’Iéna, sede prescelta per la Convention. «Guardai l’anziano e gli dissi: dovrei essere una di quei 150», racconta Angela. Il signore la guardò e la esortò «Che ci fai qui allora? Vattene, vai lì!». «Arrivai un po’ tardi, ma alla fine arrivai!».

DALLA CONVENTION NAZIONALE SUL CLIMA ALLE CONVENTION REGIONALI

Nei successivi nove mesi, Angela Brito ha partecipato alla Convention cittadina per il Clima, promossa dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron come “un esperimento democratico senza precedenti”150 persone dai 16 anni in su, provenienti da tutta la Francia e da tutti i ceti sociali francesi, riuniti in un organo per imparare, discutere e poi proporre misure per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2030. Alla fine del processo, Angela e i suoi colleghi partecipanti hanno convinto Macron a impegnare altri 15 miliardi di euro per la causa climatica e a mettere a referendum entro il 2021 le 146 proposte accettate delle 149 elaborate dalla Convention. Tra queste, figurano le proposte di rendere l’ecocidio un crimine, di inserire la protezione del clima nella costituzione francese, di vietare i voli nazionali sui viaggi che possono essere effettuati in treno in meno di due ore e mezza, di tagliare l’IVA sui biglietti del treno e di rendere obbligatoria un’opzione vegetariana nella ristorazione pubblica.

Ma la Convention ha anche e soprattutto dimostrato come – a fronte di un crollo della fiducia nella politica tradizionale – coinvolgere direttamente i cittadini possa migliorare la coesione della comunità e rinvigorire la democrazia sia a livello locale che nazionale. Questa neo “rivoluzione francese” potrebbe aver introdotto in Europa il concetto moderno di democrazia dei cittadini. Ora, con l’incombente crisi economica e sociale indotta dalla pandemia, questa antica prassi democratica risalente all’antica Grecia è stata aggiornata al 21° secolo. E le città e le regioni di tutta la Francia si stanno rivolgendo sempre più a questo innovativo strumento democratico; l’Assemblea dei Cittadini.

Ad ottobre si è conclusa la Convention cittadina della Regione Occitania, che ha coinvolto circa 100 cittadini dalle città principali di Tolosa, Montpellier e Carcassonne e che era volta a “migliorare la vita degli abitanti”. È stata la prima Convention regionale dei cittadini francesi.

«Siamo una grande regione, quindi dobbiamo assicurarci di non essere sconnessi dalla realtà e che la politica sia in linea coi sentimenti e i desideri del popolo», afferma Carole Delga, presidente dell’Occitania e deputata del partito socialista.

In vista delle elezioni regionali della prossima primavera, altre città francesi stanno seguendo questo esempio. Nantessta convocando un’Assemblea tra novembre 2020 e febbraio 2021, in cui 80 cittadini valuteranno l’impatto della pandemia di Covid-19, registreranno le loro preoccupazioni e priorità e illustreranno le linee d’azione. Nancy prevede di convocare almeno 200 residenti a gennaio, Poitiers punta a realizzare una Convention cittadina nel settembre 2021 e Marsiglia sta valutando la creazione di un “Parlamento del futuro”, che riunisca residenti, politici ed esperti per forgiare la politica di domani.

«Le Assemblee dei Cittadini o Convenzioni intervengono nel processo politico in modo che i cittadini comuni possano essere ascoltati e contrastare potenti gruppi di interesse», afferma Loïc Blondiaux, professore di scienze politiche all’Università di Parigi 1 Panthéon-Sorbonne e membro del comitato di governance della Convention sul clima. «È evidente che il sistema politico dovrà cambiare nei prossimi anni. Ciò che fanno le Assemblee dei Cittadini è rappresentare tutti i cittadini e legittimare il processo decisionale».

I cittadini occitani hanno trattato un’ampia gamma di argomenti tra cui l’ambiente, i trasporti, l’economia digitale, il cibo sano e il divario tra aree rurali e urbane. E nonostante la loro Convention sia stata interrotta dalla pandemia, essa è stata comunque giudicata un successo.

Discussioni dettagliate si sono realizzate in piccoli gruppi, con sessioni esplicative tenute da esperti indipendenti e votazioni su proposte come, ad esempio, incoraggiare le aziende ad assumere laureati, rimettere in circolazione le linee ferroviarie locali, aiutare gli agricoltori a commercializzare i loro prodotti localmente e rivitalizzare i centri urbani.

«Non possiamo diventare esperti nel giro di poche settimane, ma c’erano molte cose che ho imparato», afferma Gérard Pithon, di Montpellier, 70 anni, insegnante di psicologia sociale in pensione che ha preso parte alla Convention.

«È stata un’esperienza molto arricchente», aggiunge Clarisse Pintat, chef franco-brasiliana di 31 anni di Tolosa. «Non ero mai stata in vita mia così a stretto contatto col potere politico. Mi ha dato, in una certa misura, speranza nelle dinamiche della democrazia».

A questo sentimento ha fatto eco Angela Brito della Convention sul clima, secondo la quale la sua iniziale incredulità era dovuta al fatto che «la politica di solito non dà voce a persone comuni come me».

GLI ANTEFATTI DELLE CONVENTION FRANCESI

La diffusione delle Assemblee dei Cittadini in Francia può essere vista in parte come una risposta alla crisi dei gilets jaunes, i gilet gialli, innescata da una protesta contro le tasse sul carburante, legate alla politica climatica del governo Macron, e trasformata in una rivolta popolare più complessa contro una serie di pressioni e disuguaglianze sociali ed economiche.

La reazione iniziale del presidente Macron alle proteste dei gilets jaunes fu quella di lanciare una serie di grandi dibattiti a livello nazionale sulle politiche pubbliche. «Ma questo esperimento fallì – afferma Camille Bedock, sociologa del Centro Emile Durkheim dell’Università di Bordeaux – perché la partecipazione era su base volontaria e produsse come effetto quello di rappresentare soltanto l’opposto dei gilets jaunes». I partecipanti erano più anziani, più ricchi e visti come più privilegiati. «Garantire che le Assemblee dei Cittadini si basino su una selezione casuale e riflettano la società ha portato a risolvere questo problema», sostiene la sociologa.

Secondo molti, gli esempi ispiratori delle Convention francesi sono state le due Assemblee dei Cittadini tenutesi in Irlanda nel 2013-2014 e 2016-2018, che seppero spezzare anni di stallo politico, portando a rilevanti modifiche costituzionali e a referendum storici come quelli sull’introduzione dei matrimoni omosessuali e sull’abrogazione del divieto costituzionale di abortire.

«Penso che abbiano funzionato perché le persone vedono che sono i cittadini di tutti i giorni – i disoccupati, gli autisti di autobus, tutte le classi sociali – a decidere. Non solo i soliti noti, le teste parlanti in televisione. Questo tende ad aumentare la fiducia delle persone nella democrazia», afferma Jane Suiter, che ha lavorato come ricercatrice senior all’Assemblea dei Cittadini irlandese del 2016-2018.

IL VALORE DELLE ASSEMBLEE DEI CITTADINI

In un’epoca di estrema polarizzazione su tutto, dalla Brexit, all’immigrazione, alla laicità dello Stato, alla risposta al Covid-19, alcuni ritengono che le Assemblee dei Cittadini siano uno strumento di inestimabile valore.

«Possono aiutare a risolvere problemi che di solito polarizzano le persone», afferma George Zarkadakis, autore di “Cyber Republic”, un nuovo libro che esplora come rendere le democrazie più inclusive nell’era digitale. «Quello che è successo col Covid-19 è che è stato polarizzato e politicizzato. Ci sono persone contrarie e a favore del lockdown, ma se guardate le argomentazioni non sono davvero scientifiche. Le Assemblee dei cittadini offrono la de-polarizzazione eliminando secondi fini».

Claudia Chwalisz, autrice principale di un rapporto dell’OCSE pubblicato a giugno che analizza quasi 300 esempi di Assemblee dei Cittadini, afferma che i partecipanti e gli organizzatori spesso si lamentano di una mancanza di tempo e di finanziamenti di base. La Convention francese sul clima si è tenuta, ad esempio, per oltre 10 sessioni di tre giorni ciascuna, mentre quella dell’Occitania è durata solo 10 giorni.

Aggiunge: «ci sono anche questioni spinose, tra cui come selezionare equamente i partecipanti, come selezionare gli esperti che li assistono e come garantire che i governi e le autorità pubbliche si impegnino in un’azione reale». A proposito di quest’ultimo punto, ad esempio, il 12 ottobre 2020 i 150 cittadini della Convention sul clima hanno scritto una lettera e realizzato un video sollecitando Macron a «riaffermare l’impegno formale e pubblico a favore dell’esame senza filtri delle loro proposte».

«È un work in progress», afferma Chwalisz. «Non possono sostituire completamente il sistema rappresentativo tradizionale. Ma dobbiamo guardare al futuro: come istituzionalizzare queste forme di deliberazione pubblica in modo che i cittadini possano svolgere un ruolo attivo in democrazia?».

Altri sono preoccupati dal fatto che, senza garanzie e finanziamenti messi in atto dalle autorità, il ruolo delle Assemblee dei Cittadini possa rivelarsi superficiale. Ad esempio, un’Assemblea dei Cittadini sul clima nel Regno Unito che si è riunita nella primavera del 2020 ha presentato una serie di raccomandazioni ma, a differenza della Francia, non vi è alcun obbligo per il Parlamento o il governo britannici di esaminarle.

«Serve un contratto legale tra i politici e i cittadini, altrimenti temo che le Convention cittadine rimarranno marginali e il loro effetto sarà solo di facciata», afferma il prof Loïc Blondiaux. «E c’è il rischio di emarginare politicamente queste Convention se non c’è abbastanza supporto per garantire che il grande pubblico comprenda e concordi con il processo».

Pur con tutti gli avvertimenti e le cautele del caso, molti dei partecipanti francesi ora elogiano le Assemblee dei Cittadini come un passo verso una nuova era per la democrazia.

«Ho imparato molte cose», dice Eloise, una 17enne di Dunkerque che era una dei sei minori che hanno partecipato alla Convention sul clima. «Ho imparato a conoscere l’ambiente. Ho imparato ad ascoltare altre persone. Ho imparato a discutere. Ma la cosa più importante che ho imparato è stata la forza dell’intelligenza collettiva. Dobbiamo investire molto su questa!».

*[Questo articolo è la traduzione parziale, fedele nei contenuti ma libera nelle espressioni, di Samuele Nannoni dell’originale di Peter Yeung uscito su The Guardian il 20 novembre 2020]*

Samuele Nannoni

Coordinatore ODERAL – Organizzazione per la Democrazia Rappresentativa Aleatoria (www.oderal.org)

Tesoriere dell’associazione Politici Per Caso (www.politicipercaso.it)

 

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