“New York 1920 – Il primo attentato a Wall Street”: un caleidoscopio delle emozioni e dei sentimenti umani

Quando pensiamo all’11 settembre, istantanea è l’associazione all’evento che forse più di tutti ci ha traumaticamente catapultati nel terzo millennio, tutt’altro che la Nuova Era di pace e giustizia e libertà per tutti, propagandata da chi decanta le magnifiche sorti e progressive irrise già dal nostro Leopardi: l’attentato al World Trade Center e al Pentagono, cuori del potere USA.

Qualcun altro potrà ripensare al 1973, all’appello misurato ed eroico di Salvador Allende per le sorti del suo Cile preda di una feroce dittatura.

Ma chi di noi sa del 16 settembre di esattamente cento anni or sono, che per pochi giorni non è coinciso con il “nine eleven” marchiato a fuoco nella nostra memoria?

Eppure al numero 23 di Wall Street è ancora possibile vedere alcune tracce dell’esplosione.

New York 1920 – Il primo attentato a Wall Street” di Laura Costantini e Loredana Falcone, edito da Maprosti & Lisanti Editore nel 2006, è un romanzo che tenta di colmare questa lacuna e lo fa con lo strumento della letteratura: il montaggio tra i fotogrammi del dramma del 2001 e delle microstorie di Eugenio, Cecilia e tanti altri personaggi – viaggiamo dalla Napoli brulicante di emigranti disperati in cerca di un futuro migliore nella Mèrica dei sogni a una New York a tratti tarantiniana, dove le “gangs” si spartiscono il territorio e dettano legge, dalla Ellis Island che ci ricorda le Lampedusa di ogni tempo e dei nostri giorni agli speakeasy e alle stritti della Grande Mela… – ci fa ri-scoprire la vicenda del 16 settembre del 1920, quando un attentato con la dinamite a Wall Street, nei pressi della Banca Morgan e del N. Y. Stock Exchange, provocò 33 morti e più di 200 feriti. Il colpevole? Si ritiene sia stato un italiano, il romagnolo Mario Buda, seguace del gruppo anarchico di Luigi Galleani (cui appartenevano anche Sacco e Vanzetti); “an act of war” che si intreccia misteriosamente a quello dell’11 settembre di ottantuno anni dopo.

Il romanzo è stato uno dei libri che mi ha fatto compagnia durante la quarantena: accompagnato dalle parole di Laura & Lory – mi si consenta di salutarle così: in questi tempi tristi di invidie e cattiverie femminili, in cui lo shaming di ogni tipo contro le donne viene spesso da chi dovrebbe essere loro sorella e complice, fa quasi specie che una coppia di donne scriva come un perfetto duo tennistico, in cui stile e trama vanno di pari passo e inesorabilmente a segno; indimenticabili le sfide e i giochi letterari sul loro blog, quando questi ultimi erano botteghe di narrazione e sperimentazione ma soprattutto “casa” per penne dal comune sentire –, “New York 1920” mi ha immersa in una Storia che non conoscevo, fatta e narrata dai vissuti – reali o immaginari – di chi ha attraversato il XX secolo con la voglia di farcela, di riuscire, con l’amore e tutto il caleidoscopio delle emozioni e dei sentimenti umani.

La lingua è agile, duttile, capace di passare dall’italiano al napoletano, dalle espressioni gergali alle descrizioni, dal 2001 della tragedia delle Twin Towers al 1920 di una Grande Mela ancora tutta da mordere, dalle scene d’azione a quelle più sentimentali e riflessive, senza cedimenti né inutili pause.

La Storia è trama, intreccio di fili che sono le esistenze straordinarie o comuni di uomini e donne: “New York 1920” è parte di una trilogia in cui le generazioni si avvicendano fino ad arrivare ai nostri giorni.

A voi il gusto di scoprire questi e gli altri libri della “premiata ditta” Costantini-Falcone, in particolare il più recente, l’eco-thriller “Blu cobalto”.

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