Nella cava di Lampedusa, – “Oasi di cultura e di memoria” su progetto dell’arch. Latina – le note di Takahiro Yoshikawa

Il recital del pianista di fama mondiale Takahiro Yoshikawa, giapponese ma milanese d’adozione (è la Scala la sua seconda casa), l’8 ottobre scorso a Lampedusa, ha consacrato la cava tra Punta Sottile e Cala Francese a teatro all’aperto. Il naturale traguardo di un progetto di recupero e riqualificazione di un’area degradata dell’isola che da discarica è stata trasformata in luogo della memoria e della cooperazione tra i popoli per volontà del Comune e grazie all’opera dell’architetto Vincenzo Latina.

Takahiro Yoshikawa foto di Andrea Forni

L’idea di realizzare il teatro nella cava è venuta spontaneamente data la struttura del luogo simile a un anfiteatro con affaccio sul mare. È stato quindi naturale sviluppare questa idea. Anche l’acustica ci ha aiutato, essendo quasi una camera aperta di per sé” aveva spiegato l’architetto presentando l’oggettivazione della sua ‘intuizione’.

Grazie all’architetto Vincenzo Latina, al Rotary Club di Valle Sabbia, al Maestro Takahiro Yoshikawa, all’Associazione Lipadusa, alla Provincia di Brescia e all’ambasciata del Giappone – ha detto il sindaco delle Pelagie Filippo Mannino – con l’evento di portata internazionale ‘Lampedusa, un mare di pace‘, nel corso del quale si è parlato di pace e immigrazione, abbiamo fatto una sorta di prova generale di ciò che la cava potrà essere nel tempo, una volta ultimati i lavori: uno spazio pubblico per manifestazioni culturali ed eventi e anche sito di interesse turistico“.

Palcoscenico di estrema suggestione per il pianoforte del maestro Takahiro Yoshikawa, la parete della cava, i cui 368 fori, “come una costellazione, sono stati illuminati dalle fiammelle di altrettante candele, ciascuna a rammentare le vittime, accertate (perché furono decine i dispersi), del tragico naufragio del 3 ottobre 2013, ma insieme tutti coloro che, alla ricerca del naturale diritto alla felicità, al benessere, hanno tragicamente perso la vita in mare.

 

Il Memoriale delle migrazioni, ideato dall’architetto Latina, vuole essere, infatti, “un luogo di pausa e riflessione, di meditazione e di preghiera aperto a tutte le religioni e professioni di fede”. Ed è dedicata a tutte le popolazioni ‘in viaggio’ la barca, recuperata dal mare e trattata con la tecnica giapponese dello Shou sugi ban o Yakisugi che brucia il legno per proteggerlo e conservarlo.

(Mazzarisi-DL Costruzioni, il maestro Takahiro Yashikawa, l’arch. Latina)

Ho cercato di sintetizzare alcuni caratteri dell’isola attraverso una triplice chiave di lettura: la vocazione turistica, ricettiva e culturale, un luogo della memoria e la straordinaria bellezza naturalistica del luogo” aveva spiegato Latina del suo progetto, ispirato all’Infinito di Giacomo Leopardi. “Dall’interno della cava non si può guardare oltre la parete, però si possono presagire gli elementi della natura, il rumore e l’odore del mare, un infinito di sensazioni e di emozioni, sino allo smarrimento. La parete della cava rende naufraghi nel mare delle emozioni”.

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