Un B&B nel Parco Archeologico di Siracusa ma i lavori sono stati “autorizzati”

Quando nel febbraio 2020 abbiamo chiesto a Massimo Tesio, responsabile dell’ufficio stampa della società Aditus, società che gestisce i servizi del Parco, informazioni sui lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria in corso su quella che una volta tutti conoscevano come casa Pinello all’ingresso, dentro, il Parco Archeologico della Neapolis, la risposta è stata: Va precisato che la ristrutturazione del Bar Pinello (a seguito di una compravendita tra due soggetti privati) non ha nulla a che vedere con il contratto siglato dall’ATI con la Regione Siciliana. Ogni correlazione tra il bar Pinello e il contratto per i servizi museali non ha ragion d’essere e risulta inappropriata sotto ogni punto di vista. L’edificio è stato acquistato da Aditus, con atto notarile, dalla famiglia Pinello. A scanso di equivoci le ribadiamo che l’edificio in questione rientra in un normale passaggio di proprietà tra privati e che il progetto di ristrutturazione è stato approvato seguendo le procedure amministrative richieste. I lavori effettuati sono stati tutti autorizzati dagli enti preposti e i relativi progetti e documenti sono stati depositati. Non c’è stata alcuna variazione di volume, o trasformazione urbanistica, le strutture create in ferro e corten hanno sostituito le decadenti e poco igieniche strutture che c’erano precedentemente al nostro acquisto dell’immobile. Le strutture, ovviamente, devono essere ancorate perché Siracusa è una zona sismica e il genio civile lo richiede. In ogni caso non è stata realizzata nessuna opera non amovibile, ovvero in cemento armato, ma tutte strutture facilmente amovibili”.

E all’ulteriore domanda se fosse prevista, così come noi sapevamo, la trasformazione dell’edificio in una struttura ricettiva turistica, l’addetto stampa ha testualmente affermato: “La destinazione d’uso dell’immobile non è stata variata, sarà sempre un ristorante-caffetteria”.

E allora partiamo da quest’ultima affermazione che oggi risulta non veritiera.

Intervistato da La Repubblica nel luglio scorso, così ha risposto alla giornalista l’amministratore delegato di Aditus Andrea Benedino: “Da tempo per noi di Aditus questo 2020 significava la partenza di alcuni progetti strategici. ‘Momento‘ è la struttura che abbiamo aperto la settimana scorsa a Siracusa all’ingresso dell’area archeologica della Neapolis come caffetteria. Nelle prossime settimane si attiverà anche come ristorante. Già offre ai turisti anche il pernottamento in B&B con quattro camere che offrono una vista unica sul Teatro Greco. La stessa cosa vale per Taormina, dove nelle prossime settimane apriremo un desk-bar nell’area del belvedere del Teatro Antico, che presto diventerà una vera e propria caffetteria di qualità“.

Quindi era questo il progetto: un B&B, oltre che un bar ristorante. Un cambio di destinazione d’uso evidentemente autorizzata dal Comune una volta accertata, immaginiamo, l’esatta tipologia della struttura secondo le specifiche norme vigenti, nel settore estremamente varie e articolate. Naturalmente gli ospiti del B&B dovranno poter entrare e uscire dal Parco Archeologico recintato a proprio piacimento, a qualsiasi ora della notte in particolare, ma con quali garanzie di sicurezza per il Parco stesso è difficile immaginare.

Ma è tutto regolare è la rassicurazione. Come riferito da Massimo Tesio, e come noi non dubitiamo, gli “importanti” lavori di ristrutturazione della vecchia casa Pinello sono stati tutti autorizzati dall’ente a ciò preposto, la Soprintendenza, cioè da chi, al momento della richiesta di Aditus, ne era a capo.

Un’autorizzazione gravida di responsabilità perché l’edificio, “privato” certo, proprio per la sua posizione del tutto particolare – quella che consente “una vista unica sul Teatro Greco”, come esalta l’ad Benedino – è sottoposto a vincolo indiretto in quanto posto sopra la latomia del Paradiso. La casa, insieme alla “corte” adiacente, è considerata dal 1988 parte integrante del complesso archeologico e immodificabili ne sono ritenute le caratteristiche architettoniche, dalla copertura fino al colore stesso dell’intonaco. Non sono consentite sopraelevazioni, vani accessori o verande coperte che ne aumentino il volume, non è possibile cambiare numero e disposizioni delle aperture, mentre sono invece possibili eventuali modifiche interne per restauro.

Va da sé che assolutamente da preservare sia proprio la parte prospiciente la latomia del Paradiso. Il taglio della roccia pertinente alla lavorazione di età greca si estende infatti al di sotto del fabbricato collegandosi con quella parte di latomia che è stata riutilizzata per costruire in età romana il grande serbatoio sottostante alla chiesetta di San Nicolò. Il lato in assoluto intangibile, immodificabile.

Sappiamo che già in passato alcuni tentativi di modifica (ma dubitiamo fortemente che quelli comunque avvenuti negli anni, e facilmente riscontrabili anche semplicemente con uno storico da Google, siano stati tutti regolarmente autorizzati) sono stati respinti; eppure, se non sbagliamo, proprio nella parte più “sensibile” dell’edificio è stato realizzato un terrapieno per consentire un prolungamento, e ampliamento, della terrazza che corre ora intorno a due lati del ristorante.

Rimane quindi la domanda: l’autorizzazione della Soprintendenza è legittima?

 

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